Palermo-Carini, il blitz. Pizzo e voglia di mafia, nulla è cambiato

“Devi uscire i soldi”: pizzo e voglia di mafia dove nulla è cambiato

Summit tra Resuttana e Carini

PALERMO – Una storia di pizzo, di famiglie mafiose che incassano la messa a posto per conto di altre famiglie, di minacce e incontri. Di voglia di mafia da parte delle nuove leve. L’inchiesta che ieri ha portato all’arresto di cinque persone a Carini svela l’esistenza di zone dove nulla è cambiato.

Il summit

L’8 marzo scorso c’è stato un vertice fra i mafiosi di Resuttana, potente mandamento palermitano, e quelli di Carini, paese della provincia inglobato nel mandamento di San Lorenzo. All’incontro, organizzato in un luogo ancora top secret, avrebbero partecipato Sergio Giannusa e John Pipitone. Il primo, luogotenente del capomafia Salvo Genova, è tornato in carcere lo scorso luglio. Il secondo c’è finito ieri nel blitz dei carabinieri.

Il pizzo e le reazione

Dalle indagini sarebbe emerso che Salvatore Vallelunga e il padre Vincenzo, entrambi coinvolti nell’inchiesta, incassarono i soldi del pizzo imposto per conto dei mafiosi di Resuttana a un imprenditore non ancora identificato. “Quello ieri sera me li ha dati le cose… e gli si dovrebbero
fare avere”, spiegava Vincenzo Vallelunga. L’imprenditore si era ribellato: “… gli ho detto: non sbagliare più… non vuole pagare né a Capaci né a Carini né a nessuna parte”. Era stato molto duro: “Mi possono bruciare tutte cose perché tanto ce l’ho tutte cose assicurate e le telecamere ormai, dice, le ho messe pure nel culo”.

Altrettanto dura era stata le reazione di Vallelunga: “Li devi uscire perché ti sto dando un colpo di legno qua dentro ‘no’, dice, ‘questi li esco’… e quelli di quell’altra bottega che tu devi aprire li devi uscire pure, a me mi devono arrivare i soldi e così è andato a prendere i soldi e me li ha dati…”.

Voglia di mafia

Alla fine la somma sarebbe stata consegnati nelle mani di Sergio Giannusa. Era lo stesso Salvatore Vallelunga a raccontarlo, spiegando di avere anche avanzato le sue richieste: “Gli ho detto: ‘tutti si riempiono le tasche’ gli ho detto ‘e io guardo… io non posso fare niente perché è vero se non te lo dicono, perché poi tu lo fai e dice: ‘chi te lo ha detto?’ mi fa dice: ‘no, tu hai carta bianca’, sta m… ho carta bianca, ti pare dove sono nato, non te lo devono dire quando è così? dico ci dobbiamo sedere dieci minuti? Magari per parlare… quando uno gli deve rompere le corna a uno deve essere…”. Secondo la Procura di Palermo, le sue parole tradivano la voglia di essere affiliato a Cosa Nostra. Poi faceva riferimento ad un prossima riunione. I boss di Resuttana, arrestati lo scorso luglio, non hanno fatto in tempo a parteciparvi.


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