PALERMO – Le richieste di pena sono pesantissime. La Procura chiede la stangata per boss e gregari della famiglia mafiosa di Palermo centro. A cominciare da Francesco e Massimo Mulè, padre e figlio. I due mafiosi di Porta Nuova sarebbero tornati a comandare. Il loro regno è da sempre Ballarò.
Ai loro ordini avrebbero risposto uomini del racket e picciotti della manovalanza. Queste le richieste di condanna: Francesco Mulè 18 anni e 8 mesi, Massimo Mulè 18 anni, Gaetano Badalamenti 20 anni, Francesco Lo Nardo 12 anni e 6 mesi, Giuseppe Mangiaracina 14 anni e 8 mesi, Alessandro Cutrona 20 anni, Calogero Leandro Naso 14 anni, Salvatore Gioeli 10 anni e otto mesi, Antonio Lo Coco 11 anni e 4 mesi; Alessandro Adamo, Antonino Pisano e Simone Abate 10 anni e 8 mesi ciascuno;; Salvatore e Giovanni Maddalena 6 anni e otto mesi ciascuno; Giuseppe Civilletti 6 anni e 8 mesi, Giuseppe Campisi 3 anni.
Le richieste dei pubblici ministeri Giovanni Antoci e Gaspare Spedale sono già ridotte di un terzo così come previsto dal rito abbreviato. I Mulè entrano ed escono dal carcere. Il padre ha rischiato di restarci per tutta la vita, ma è tornato libero nel 2018. Una libertà inaspettata, visto che stava scontando l’ergastolo. Ha goduto di una legge, la Carotti, rimasta in vigore pochissimo tempo. Tanto quanto è bastato al 75enne killer di venire scarcerato dopo 23 anni trascorsi in cella.
Noti alle cronache giudiziarie non sono solo i Mulè. C’è ad esempio Gaetano Badalamenti che si porta dietro una scia di soprannomi: “Zio”, “il romano”, “Mangeskin”. Ha riportato condanne irrevocabili per associazione mafiosa, rapina, ricettazione, estorsione, sequestro di persona, traffico di droga e armi. Sarebbe tornato ad occuparsi di estorsioni.
Ci sono coloro che avrebbero gestito la riffa, una forma di pizzo mascherato. Commercianti e bottegai sarebbero stati costretti a comprare i biglietti per le estrazioni da Alessandro Cutrona. I soldi servivano per mantenere la filiera criminale.