PALERMO – Risorge l’Ufficio stampa della Regione. Questa mattina, una mail “di prova trasmissioni”, ha dato il segnale del ritorno. Il breve testo porta il calce la sigla del coordinatore dell’Ufficio, Piero Messina. Un decreto di nomina ha infatti reintegrato il “vecchio” capo Ufficio stampa. Nel frattempo, gli altri venti giornalisti hanno avanzato ricorso contro quel licenziamento. Due di loro si sono affidati, in qualità di difensore, all’avvocato Gaetano Armao. Assessore regionale all’economia fino a tre mesi fa. E additato dal presidente Crocetta, poche settimane fa, come un “traditore dei siciliani”.
Insomma, la vicenda che riguarda l’Ufficio stampa della Regione siciliana continua a riservare sorprese. Per ricapitolare in maniera estremamente sintetica, appena insediatosi, il nuovo presidente della Regione Rosario Crocetta ha annunciato il licenziamento di massa dei 21 addetti stampa di Palazzo d’Orleans. Un annuncio al quale è seguito, a stretto giro di posta (è proprio il caso di dirlo…) l’invio delle 21 lettere di licenziamento. “E’ venuta meno la fiducia”, spiegava, in breve, il governatore.
Addio ai 21 capiredattori, additati dal presidente della Regione come uno dei massimi esempi di spreco nella pubblica amministrazione. Da lì, ovviamente, ecco le proteste, le recriminazioni, i ricorsi. E un lapidario comunicato col quale l’Ufficio stampa della presidenza della Regione siciliana annunciava, “dopo 36 anni dalla sua istituzione”, la “fine delle trasmissioni”. E invece, stamattina, ecco la prima sorpresa: riecco le trasmissioni. O meglio, ecco una “prova di trasmissione”: un breve testo col quale l’Ufficio stampa della Regione siciliana ha verificato il funzionamento del sistema “Telpress”. Ma l’Ufficio stampa non era vuoto? Evidentemente no. Perché la mail porta in calce una sigla: quella del coordinatore Piero Messina. L’Ufficio stampa, insomma, esiste ancora. Messina, infatti, ha ricevuto, come detto, un nuovo decreto di nomina. Al quale non sarebbe ancora seguito un effettivo contratto. Su questi aspetti “formali” non è stato possibile ricevere né conferme né smentite dal governatore, più volte cercato, nella giornata di oggi, da Live Sicilia. Una cosa però è certa: l’Ufficio stampa, quantomeno, respira ancora.
Ma, di fronte a questo sussulto, ecco pendenti i 21 ricorsi dei giornalisti licenziati. In tronco. E contro i quali è giunta, pochi giorni fa, anche una sentenza del giudice del lavoro che ha respinto il ricorso avanzato da Assostampa per comportamento antisindacale della Regione. Una sentenza che, pur non entrando strettamente nel merito della vicenda, precisava come il rapporto di lavoro tra i giornalisti e la Pubblica amministrazione andasse inteso nel senso di una collaborazione professionale. Una sorta di consulenza, insomma. Niente a che vedere con un rapporto di lavoro subordinato, e, “tanto meno – scriveva il giudice – a tempo indeterminato”.
Ma contro il licenziamento, come detto, tutti i giornalisti hanno avanzato un ricorso. E in due di questi casi, l’avvocato è una freschissima conoscenza della pubblica amministrazione. Sarà Gaetano Armao, infatti, a curare il ricorso di Gregorio Arena e Giancarlo Felice. Un ricorso che verterà sul riconoscimento del rapporto subordinato e a tempo indeterminato. Uno “status” che sarebbe sorretto anche dalla destinazione dei contributi previdenziali: versati all’Inpgi I (per intenderci, l’Inps dei giornalisti). Il “ramo”, insomma, riguardante i giornalisti assunti a tempo indeterminato.
Ma nel caso di Arena, Felice e anche di un altro degli addetti stampa, Piero Nicastro, ci sarebbero altri elementi utili a distinguere queste posizioni da quelle degli altri. E a spiegarlo è lo stesso Arena. “Fermo restando – dice – il rispetto nei confronti di ogni collega, va precisato che la mia posizione come quella dei colleghi Felice e Nicastro è molto diversa da quella degli altri. La nostra assunzione – aggiunge – è il frutto di una complessa procedura, che nasce dalla domanda della Pubblica amministrazione, passa attraverso una prima verifica dei titoli nella prima Commissione legislativa dell’Ars, per poi tornare in giunta dove i curricula sono analizzati e vagliati una seconda volta. La nostra insomma – conclude Arena – è una vera e propria selezione per titoli: una procedura concorsuale a tutti gli effetti”. L’obbligo del passaggio dalla prima Commissione verrà eliminato nella metà del Duemila. Così, sarà Gaetano Armao, definito da Crocetta un “traditore della Sicilia” (frase che ha convinto l’ex assessore all’Economia a querelare il governatore) a contrapporsi proprio alla Regione su uno dei primi atti varati dal presidente. “A dire il vero – racconta Gregorio Arena – appena si è saputo del nostro licenziamento, sono stati tanti gli avvocati che si sono offerti di sostenere la nostra causa. Io e il collega Felice abbiamo scelto Armao perché è certamente uno dei migliori sulla piazza. E lui ha accettato di buon grado”. Ha accettato, insomma, la sfida contro il presidente che lo ha definito un “traditore”. Nelle stesse ore in cui l’Ufficio stampa, “azzerato” da Crocetta, dà nuovi segnali di vita.