PALERMO – Il pallino adesso è nelle mani del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano (nella foto), e di Fratelli d’Italia. Nella partita sul sovrintendente del Teatro Massimo, sulla quale si sta consumando un braccio di ferro tra il Comune di Palermo e la Regione Siciliana, l’ago della bilancia è rappresentato dal dicastero a cui spetta formalmente la nomina.
Il contratto di Marco Betta, attuale sovrintendente e direttore, terminerà il 31 luglio ed entro le prossime due settimane i soci dovranno decidere se confermarlo o virare su un nuovo profilo, nominando il nuovo Consiglio di indirizzo. La scelta dei meloniani, quindi, sarà determinante ma in casa FdI ci sono due anime.
Il dilemma di FdI
Nel duello tra Lagalla e Schifani infatti c’è un terzo socio, ossia il Ministero. L’obiettivo di Fratelli d’Italia sarebbe di portare al Massimo Beatrice Venezi come direttore artistico, carica al momento ricoperta dallo stesso Betta, lasciando a Forza Italia la poltrona da sovrintendente.
Il ministro non gradirebbe la conferma di Betta perché di nomina orlandiana, nonostante i rapporti con la sinistra non sarebbero più idilliaci proprio per l’avvicinamento a Lagalla. Una posizione, quella di Sangiuliano, su cui però il partito non sembra compatto.
Una parte di Fdi vorrebbe cambiare radicalmente la governance, nominando la Venezi e dando via libera al candidato di Renato Schifani, con Andrea Peria in pole position: un modo per rinsaldare il rapporto con il governatore, lasciando a bocca asciutta Lagalla. C’è però chi propone un’altra soluzione: nominare Venezi ma mantenere Betta per non incrinare i rapporti con il mondo del teatro, oltre che col sindaco.
A chi tocca la nomina
Comune, Regione e Ministero sono i tre soci della fondazione di piazza Verdi a cui spetta la scelta del nuovo Consiglio di indirizzo che, a sua volta, indicherà al dicastero il nome del sovrintendente per la nomina ufficiale. Una procedura complessa e disciplinata dallo Statuto: in assenza di privati, il Consiglio è composto da cinque membri.
Di questi uno a testa per Comune, Regione e Ministero, a cui aggiungere il presidente (che è di diritto il sindaco) e un quinto nome di nomina romana su una terna concordata fra Palazzo delle Aquile e Palazzo d’Orleans. Il consiglio poi propone al Ministero un nome per la carica di sovrintendente.
Il braccio di ferro
Un meccanismo che prevede un accordo tra Comune e Regione che, al momento, però non c’è. Il sindaco Lagalla ha detto pubblicamente di voler confermare Betta, nonostante sia stato nominato dal predecessore Leoluca Orlando. Un feeling, quello tra l’ex rettore e l’attuale sovrintendente, che è cresciuto col tempo e che si basa sui buoni risultati di bilancio e di pubblico, oltre che sui buoni rapporti di Betta con lavoratori e sindacati.
Tasti su cui Lagalla continua a battere per spingere sulla conferma dell’uscente, nonostante il fuoco di sbarramento che viene dalla Regione. “Niente contro Betta ma rappresenta la continuità con un’esperienza che è ormai terminata”, fanno notare dalle parti di Palazzo d’Orleans.