PALERMO – Quando Giuseppe Arduino, nel 2020, uscì dal carcere sapeva quale era la prima cosa da fare.
A raccontarlo è Rosario Montalbano, pentito di Brancaccio, in un recente verbale di interrogatorio reso ai pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia di Palermo.
“Un giorno mi chiama che ero insieme con Mimmo Macaluso, perché sapeva che aveva i contatti con Mario Guttadauro – racconta Monbtalbano – gli dice chiama Mario Guttadauro, gli dai un appuntamento… lo abbiamo saputo da Mario, dice voleva parlare con mio padre…“.
Mario Guttadauro è figlio di Giuseppe. L’anno scorso sono stati condannati, 8 anni il primo e 5 il secondo in continuazione con la condanna che gli era stata inflitta con l’accusa di essere stato il capomafia di Brancaccio.
Un ruolo che, alla luce di quanto racconta Montalbano, almeno da un punto di vista del prestigio, Guttadauro padre non avrebbe perso: “… dice lui (Arduino ndr) non vuole essere Brancaccio vuole stare qua alla Roccella… anziché di Brancaccio dice io mi sbrigo le cose della Roccella, solo il dottore poteva autorizzare una cosa di queste perché dietro le quinte di tutto c’è sempre u dutturi”.
Medico, per la precisione chirurgo all’ospedale Civico, Guttadauro, lo è stato davvero. “In questi anni di Cosa Nostra che ho fatto io lui a Palermo non scendeva mai perché dice che appena lui scendeva a Palermo lo arrestavano – riferisce Montalbano – E invece lo hanno arrestato lo stesso, lui gli appuntamenti li faceva o a Bagheria o Aspra o a Portella di Mare, una volta che va là non ci va più, è molto intelligente a parte che è laureato cioè non ci manca l’intelligenza… lui da Palermo non ci passava proprio so che avevano una villa, una casa ad Aspra”.
Altra pasta rispetto a Giuseppe Arduino che una volta, racconta Montalbano, ebbe una discussione con una guardia al supermercato Md e “ci voleva dare colpi di mazza a uno di quelli della sicurezza. Fu Maurizio Di Dede (altro boss detenuto, ndr) a portarselo, dice andiamo e si è chiuso il discorso così”.
Nel 2011, fino al giorno suo precedente arresto, Giuseppe Arduino occupava il gradino sotto i triumviri della mafia di Brancaccio: Cesare Lupo, Antonino Sacco e Giuseppe Faraone.
Un tempo era un insospettabile portiere d’albergo, poi ha atteso in carcere il suo turno. Nel 2020 ha finito di scontare una condanna a 10 anni.
Nel marzo scorso è tornato di nuovo in carcere. Montalbano parla di lui e di tanti altri, di droga ed estorsioni. Il verbale è del 29 maggio scorso.
Sono 150 pagine, il pubblico ministero Francesca Mazzocco non ha omissato solo la parte la parte di Arduino e del dottore. A Brancaccio, mandamento in cui si spara e si uccide, il pentolone della mafia ribolle.