Palermo, mafia: condannati il "dottore" Guttadauro e il figlio

Palermo, mafia: condannati il “dottore” Guttadauro e il figlio

Legati al mandamento mafioso di Brancaccio

PALERMO – Cinque anni al boss Giuseppe Guttadauro, in continuazione con la precedente condanna. Otto anni al figlio Mario Carlo. La sentenza è stata emessa dal giudice per l’udienza preliminare Ermelinda Marfia nei gironi scorsi. Ai due imputati viene contestata l’appartenenza alla famiglia mafiosa di Palermo- Roccella (inserita nel mandamento di Brancaccio-Ciaculli) e l’intervento sulle più significative dinamiche del mandamento mafioso di Villabate-Bagheria.

Guttadauro jr era imputato anche di lesioni aggravate. Le indagini dei carabinieri del Ros, coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Bruno Brucoli e Francesca Mazzocco, avrebbero ricostruito un pestaggio. Altri due imputati, giudicati a parte, su ordine di Mario Carlo Guttadauro avrebbero picchiato un giovane palermitano, punito per averlo accusato, dissero gli inquirenti, di “condotte contrarie alle regole morali di Cosa nostra”.

Il pentito

“Io ho capito che uno dei figli facesse di tutto per essere intraneo alla famiglia mafiosa”, ha raccontato il pentito Filippo Bisconti. Le indagini dei carabinieri del Ros fotografano il rapporto fra Giuseppe Guttadauro e il figlio Mario Carlo.

Giuseppe Guttadauro, 73 anni, ex chirurgo dell’ospedale Civico era stato arrestato e condannato 20 anni fa per mafia. Era l’inchiesta che svelò le talpe alla Procura di Palermo e portò anche alla condanna di Totò Cuffaro, di recente riabilitato. Mario Carlo, il più piccolo di quattro fratelli, è rimasto a vivere ad Aspra, una frazione di Bagheria. Gli altri fanno la spola con il Marocco dove gestiscono un’azienda di lavorazione del pesce. Gli incontri e i dialoghi di padre e figlio sono stati monitorati. Gli investigatori li hanno seguiti persino quella volta, nel gennaio 2019, che da Roma raggiunsero Palermo a bordo di una Citroen C3 Picasso.

Relazioni romane

A Roma il “dottore” si era trasferito a vivere dopo avere finito di scontare la condanna per mafia. Ha fatto finta di essersi lasciato il passato alle spalle. Ha intessuto una fitta rete di relazioni con esponenti della borghesia capitolina. “Mi cerca il figlio del dottore”, diceva Salvatore Drago Ferrante, pezzo grosso del traffico di droga. Era il 2015. Già allora il desiderio di Guttaduaro jr di divenire operativo sarebbe stato esaudito.

L’ex poliziotto della scorta di Falcone

Quando si è pentito Pasquale Di Salvo, ex poliziotto della scorta di Giovanni Falcone divenuto killer di mafia, ha riferito che il peso di Giuseppe Guttadauro arrivava fino al mandamento di Bagheria, contiguo con quello di Brancaccio. Qualcuno non gradì la nomina a reggente di Nicolò Testa il “dottore” e fece giungere il suo pensiero, attraverso il figlio, a Drago Ferrante: “… mi dice Drago è venuto il figli del dottore e mi ha detto di mettermi a disposizione (di Testa) per qualsiasi cosa in riferimento al discorso cocaina”.

Ambasciatore del padre

Il figlio era l’ambasciatore del padre. E così una volta tornato a Palermo avrebbe dovuto dire a un imprenditore edile che “che mio padre sa che ogni tanto ti chiami ad altri perché non ti chiami a Giulio che è mio cugino?”. Più esplicito Mario Carlo avrebbe dovuto esserlo nel trattare la faccenda che riguardava l’apertura di una pompa di benzina: “Dice mio padre se è per questo non voglio rotto i c….”. Fu Mario Carlo Guttadauro a incontrare Luigi Fabio Scimò, vecchio amico del padre e reggente del mandamento di Brancaccio fino al suo arresto, per cercare di risolvere la faccenda del progetto di fronte il centro commerciale Forum, per cui alla fine decisero di fare un passo indietro. Il progetto di un altro imprenditore era ormai troppo avanzato per bloccarlo. Dei Guttadauro si è tornato a parare anche per via della parentela con Matteo Messina Denaro. La sorella dell’ex latitante, Rosalia, è sposata con Filippo Guttadauro, fratello del “dottore”.


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