PALERMO- Il medico che l’ha accolta – spaventata e piangente – non la dimenticherà mai: “Un bambina bellissima, dai colori chiari e con due occhioni immensi”. Quei medici, quegli infermieri, tutto il personale dell’Ospedale dei Bambini, non dimenticano mai.
In qualche terribile caso, nonostante l’impegno strenuo, pur essendo bravissimi, devono dire addio, misurando lo strappo smisurato dell’innocenza. Nella grande maggioranza delle occasioni, per fortuna, è festa, quando un bimbo ritrova il sorriso.
Sofia, un anno, sopravvissuta al naufragio del Bayesan a Porticello, il suo sorriso lo ha ripreso, essendo stata, a sua volta, presa in mare, dopo due secondi di infinito terrore.
Lei, poi, si è messa a giocare con i pesci di peluche arancione, nella culletta del nosocomio. Non ha avuto più paura, in quel mare di tenerezza sulla terraferma. Né mancano i giocattoli lì dove sono necessari, per proteggere le piccole (d’età) anime in tumulto. A breve dovrebbe essere dimessa.
Il cuore di sua madre Charlotte l’ha tolta dall’abisso. “Siamo finiti in mare e per due secondi ho perso Sofia, poi l’ho subito riabbracciata. L’ho tenuta forte, stretta a me, tra onde altissime”.
Immaginare la scena fa male, prima della consapevolezza che l’incubo per Sofia è passato. Ma resta l’impatto di quei lunghissimi attimi, se uno riflette sul confine labilissimo tra la felicità del ritrovarsi e il fine pena mai del perdersi.
Come resta il forte sentimento del cordoglio, accompagnato dalla solidarietà di Santa Flavia, che non ha esitato a mettersi a disposizione, pur di salvare il salvabile, in calce al disastro di una nave affondata. Anche questo abbiamo raccontato.
Le notizie corrono velocemente e aggiungono ulteriori tasselli Tra i dispersi del naufragio ci sarebbe il presidente della Morgan Stanley International Jonathan Bloomer, secondo un’agenzia arrivata nella serata di ieri.
Oggi – anche questo racconteremo – sarà un altro giorno di dolore, di ricerche e di preghiere, con lo sfondo di una tenace speranza.
Sembra strano dirlo, per una tragedia. Ma c’è sempre speranza, quando i cuori delle persone coinvolte in una tempesta non si arrendono, nonostante le onde.