MISTERBIANCO (CATANIA) – Pippo Rapisarda “ha fatto di Misterbianco un teatro filosofico a occhi aperti: il luogo dove decrittare il grande varietà della vita, i drammi della storia, i suoi picchi epici e le sue cadute comiche”.
Pippo Rapisarda: maestro di pensiero
E lo ha reso possibile perché “è un maestro di pensiero che ha fatto della sua amata città, della sua storia e dei suoi tipi umani il palcoscenico privilegiato per insegnare e mostrare a generazioni di allievi le cose del mondo: la filosofia, l’antropologia, le scienze sociali”.
Non servirebbero altre parole per introdurre Pippo Rapisarda. Sebbene ci sia ancora tanto altro da dire che lascerebbe, comunque, ogni discorso incompleto. Perché o lo si ama o lo si ama. Certi uomini non lasciano spazio a vie di fuga.
Anche per questo la Città di Misterbianco lo ha voluto premiare, su iniziativa dell’assessore Dario Moscato, quale nume tutelare e cantore di una comunità che meriterebbe una narrazione perlomeno in linea con la vitalità sociale dimostrata durante tutto il Novecento e che, evidentemente, ancora stenta a imporsi fuori dal paese.
Misterbianchitudine
Resteranno negli annali “A festa ranni”, libro dedicato alle imponenti celebrazioni dedicate a Sant’Antonio Abate, e “Misterbianchitudine”, il grande affresco della sua gente. Oltre a leggere quanto ha scritto e pubblicato, Pippo Rapisarda andrebbe ascoltato dal vivo perché ha tutte le virtù del buon maestro. Uno di quelli cioè che sa farti venire l’acquolina alla bocca. E non solo quando affronta le tradizioni culinarie siciliane. Tema, evidentemente, che conosce con precisione chirurgica.
“Una figura tolkeniana: Pippo Rapisarda è il professore della Contea, il cantore della festa, il tessitore del racconto orale che lega padri e figli, nonni e nipoti” sono le parole che hanno motivato il premio.
Il maestro severo
“È sì il docente severo che crede nella funzione gentiliana e patriottica della scuola mosso però dall’immarcescibile approccio amorevole verso la gioventù assorbito dai salesiani e dalle “carezze” virili di Padre Cannone”. Chi ha scritto questo breve ritratto, evidentemente, sapeva cosa scriveva. E non voleva nascondere nulla, neanche ciò che è intimo.
“Pippo Rapisarda è tante cose. È un amico fedele – si legge ancora – di tanti sodali che con lui e come lui hanno tutelato e onorato – col lavoro, l’abnegazione, l’onestà, il disinteresse materiale – la memoria contadina, le maestranze e l’operosità dei padri”. Un onore, insomma, essere entrati in contatto con le sue opere. E, soprattutto, con i suoi sogni.