Paternò, una storia che andava raccontata: il sogno della C

Paternò Calcio, una storia che andava raccontata: il sogno della C e non solo

Il libro di Vincenzo Anicito è un compendio di passione rossoazzurra

PATERNÒ (CATANIA) – Era una di quelle storie che andava raccontata, necessariamente. Uno di quei racconti destinato a scaldare il cuore non soltanto di chi c’era – negli spalti, in campo o attaccato a una radiolina – ma di quei tanti che sono costantemente sintonizzati sulle frequenze della passione calcistica.

Serve anche a questo Un sogno chiamato serie C. Storia, aneddoti, statistiche, foto e almanacco del Paternò calcio di Vincenzo Anicito (Associazione Gazzetta Rossazzurra, euro 20).

A colmare un vuoto narrativo, certamente. A rinfrescare la memoria di alcuni, pure. Ma anche e soprattutto a dar testimonianza di come anche la provincia più profonda, quando ci sono programmazione ed entusiasmo, possa partorire imprese epiche.

In tal senso, quello del patron Marcello Lo Bue (1998-2004), regista della conquista della C partendo dall’Eccellenza, è sì “un miracolo folle”. Ma figlio di un progetto importante. Un modello che resterà negli annali e che, allora, fece entusiasmare anche chi – a poca distanza – esultava per le imprese degli altri rossoazzurri. Quelli del Catania, che dalle pastoie delle serie minori riuscirono ad agguantare la serie B per rimanerci (il ritorno in A arriverà poco dopo).

Da allora, sono arrivati tante sofferenze e dolori – “gli anni bui” per dirla con Luca Befumo, autore della prefazione – che hanno reso ancor più piacevole la doppia impresa dello scorso anno. Quella firmata dal presidente Ivan Mazzamuto e da mister Gaetano Catalano. Cioè: la vittoria della Coppa Italia Dilettanti Sicilia contro la Castelbuonese e la Coppa Italia di Eccellenza nazionale, conquistata nella finalissima di Firenze, ai danni della Solbiatese, grazie al gol decisivo di un paternese doc, Alessio Asero.  

Vincenzo Anicito, insomma, ha confezionato un testo imprescindibile per gli studiosi del calcio. Un lavoro rigoroso e allo stesso tempo appassionato.

“Non ci sono interventi – sottolinea il giornalista Anthony Distefano nella prefazione – nei quali Vincenzo Anicito rinunci a parlare al lettore senza toccare le corde delle emozioni, in un terreno altamente scivoloso nel quale persino gli editorialisti più grandi si avventurano malvolentieri. Lui, invece, riesce a raccontare il Paternò Calcio pure sui pendii insidiosi del sentimento”.


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