Grillo e quell'istinto demolitorio del creatore del Movimento 5 stelle - Live Sicilia

Grillo e quell’istinto demolitorio del creatore del Movimento 5 stelle

La disputa tra il leader e il garante e il futuro del movimento politico

Sicuramente c’è chi in questo momento, approfittando dello scontro tra Beppe Grillo e l’ex premier Giuseppe Conte, desidererebbe la dissoluzione dei 5Stelle. Tra costoro probabilmente settori del PD che ne temono la concorrenza, Matteo Renzi (Italia Viva) che detesta profondamente Conte, ostilità affettuosamente ricambiata, e probabilmente anche Carlo Calenda (Azione) che adesso con l’abbandono di Mariastella Gelmini e Mara Carfagna scivola, però, verso la totale solitudine.

Personalmente, non mi iscrivo tra gli hooligans anti 5Stelle, anzi, tutt’altro, e lo dico da osservatore non avendo mai avuto la tessera pentastellata in tasca e non avendoli votati. I motivi sono abbastanza semplici e si inseriscono nello strano e un po’ noioso dibattito su campo largo sì campo largo no. Strano ma non inedito perché da tempo, magari con differenti accezioni, contraddistingue una delle maggiori confusioni di un centrosinistra spesso sfuggente se non ambiguo tale da non appassionare gli elettori, soprattutto chi si astiene: quella di pensare che basti una sommatoria di voti, pure tra soggetti mal conciliabili, per sconfiggere le destre.

Immaginabile battere Giorgia Meloni, la Lega di Matteo Salvini e Forza Italia di Antonio Tajani senza una linea politica definita, un programma condiviso sui grandi temi e una comune identità di fondo tra le forze politiche che oggi si professano opposizione? Mi pare difficile. Se con Renzi, improvvisamente convertitosi al centrosinistra dopo il deludente risultato delle elezioni europee, è probabile che si rischi l’ennesima fregatura, con Conte le cose stanno diversamente e qui arriviamo allo scontro con Grillo.

Il sospetto è, chi scrive nel passato ha vissuto esperienze politiche movimentiste, che ci si trovi davanti alla solita sindrome del fondatore di una comunità politica che non accetta la maturazione della propria creatura, una sua vita autonoma e non potendo controllarne la voglia di indipendenza la uccide. Grillo probabilmente è ormai nella fase, non riscontrando più l’antica adorazione della base nei suoi confronti, in cui preferisce sopprimere ciò che aveva creato con i fasti e i successi elettorali che tutti ricordiamo.

Esiste, però, un ostacolo alla realizzazione del suo intento demolitorio, si chiama Giuseppe Conte. Dinanzi alle solite dinamiche di corrente nel Partito Democratico che impediscono alla segretaria Elly Schlein di assumere comportamenti politici univoci e chiari, alle giravolte renziane, ai disperati tentativi di Calenda di tenere in piedi il suo partitino e a un soggetto troppo poco strutturato come Alleanza Verdi-Sinistra di Nicola Fratoianni  e Angelo Bonelli, ci imbattiamo in un’operazione all’apparenza seria: trasformare un movimento finora fluido, contraddittorio, privo di un’identità leggibile, e con una classe dirigente francamente discutibile sul piano delle competenze, in un soggetto politico con un posizionamento riconoscibile nello scenario politico, una leadership democraticamente scelta e con punti programmatici netti e comprensibili. 

Alcuni dei quali controcorrente in tempo di guerra, di tentazioni estreme al profitto selvaggio, di affievolimento dei diritti sociali e di accese divisioni nell’Unione Europea come la pace, ogni giorno sempre più minacciata, il rafforzamento del ‘Green Deal’ (una serie di iniziative per condurre la UE verso una transizione verde), ora messo in discussione dal governo Meloni, come lo Ius Scholae, la rimodulazione del patto di stabilità e la riforma dei trattati. Lo fa attraverso il contributo degli iscritti, attraverso un’assemblea costituente dove si discuterà di tutto, perché di tutto si può e si deve discutere in un’assemblea costituente, con buona pace di Beppe Grillo.

Del resto, dopo la frattura con il PD sulle nomine Rai (i democratici non hanno votato, i 5Stelle sì) si impone la ricerca di una definitiva collocazione del movimento prima e al di là di eventuali ’campi larghi’. Ecco, penso che un M5S così ricostruito possa rappresentare un bene per la politica italiana e un male la sua scomparsa. In conclusione, ritengo abbia ragione Marco Travaglio quando scrive su Grillo e Conte: “Sarebbe interessante se leader e garante avessero due progetti politici diversi. Ma qui si vede solo quello di Conte: rifondare il M5S dal basso con un’assemblea costituente dopo l’eurobatosta…e rimettere tutto in discussione, dando l’ultima parola a iscritti e non, anche minorenni, anziché ai soliti caminetti”. 


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