PALERMO – Dai familiari nessuna indicazione. Nessuna pista da imboccare per dare un volto all’assassino di Salvatore Di Salvo, freddato a fucilate nelle campagne di Grisì, fra Partinico e Monreale.
Non hanno notato qualcosa che lo turbasse. Neppure il figlio che lo ha trovato senza vita si è accorto di un segnale di preoccupazione. Il padre era andato avanti con il fuoristrada, lui lo seguiva con il trattore. Lavoravano insieme in campagna.
Il corpo di Di Salvo era fuori dall’abitacolo, ha fatto in tempo a percorrere una manciata di metri a piedi prima di essere raggiunto dai pallini di piombo.
Da qui le tre ipotesi: ha tentato di scappare dall’uomo che gli ha teso un agguato – la più probabile – oppure aveva un appuntamento (di cui i familiari erano all’oscuro) o l’assassino che si è fatto trovare sul posto. L’ipotesi dell’appuntamento presuppone che vittima e carnefice si conoscessero.
L’omicidio è avvenuto in contrada Cambuca, in una zona non coperta dalle telecamere che però potrebbero inquadrare le strade utilizzate dall’assassino per giungere sul luogo del delitto. A meno che non abbia percorso solo sentieri di campagna.
Delle due l’una. O l’assassino ha calcolato tutto, scegliendo il luogo della trappola sapendo che non sarebbe stato filmato. Oppure qualche errore salterà presto fuori.
I carabinieri continuano ad ascoltare parenti e conoscenti della vittima. Nel frattempo analizzano e mappano il suo cellulare, sperando che sia una scatola nera della vita di Di Salvo e contenga una traccia che porti al suo assassino.