Cocina: "Alluvione, fiumi 'intubati' e danni, ma la siccità si aggrava"

Cocina: “Alluvione, fiumi ‘intubati’ e danni, ma la siccità si aggrava”

Il capo della protezione civile regionale traccia lo scenario dopo l'ultima emergenza

GIARRE (CATANIA) – Salvo Cocina, l’alluvione e l’emergenza idrica: il capo della protezione civile regionale racconta il paradosso delle due Sicilie.

Una devastata dalla furia di una tempesta, l’altra in ginocchio per la siccità. Con le dighe vuote e il rischio di nuove misure.

C’è una strada in cui l’asfalto è esploso, da qui un tempo passava il torrente Jungo
“Esatto, adesso c’è un’arteria distrutta, le case sono danneggiate. Riposto raccoglie le acque della parte nord dell’Etna, al posto dei torrenti oggi abbiamo delle strade”.

Questo non è un caso isolato, quindi?
“Sì, ci sono strade al posto dei fiumi e torrenti intubati che non riescono a smaltire tutta l’acqua. Un disordine idraulico evidenziato da questi picchi di pioggia. Magari con delle precipitazioni ordinarie poteva funzionare il sistema, ma con un picco di oltre 500 millimetri in una decina di ore no”.

Cosa dicono i dati ufficiali?
“Se consideriamo anche le piogge dei giorni precedenti arriviamo a oltre 1.000 millimetri di acqua. È qualcosa di veramente notevole in queste zone e in Europa. Valencia ha avuto questi ordini di grandezza”.

In che condizioni è il territorio?
“Eccessivamente urbanizzato, abbiamo visto costruzioni troppo vicine agli alvei fluviali, con delle persone che hanno rischiato la vita. Grazie a Dio non ci sono state vittime”.

Stavolta l’allerta ha funzionato?
“L’emergenza era preventivata, ma abbiamo evidenziato che alcuni sindaci non conoscono il territorio, non hanno idea dell’esistenza di corsi d’acqua, mi riferisco ai sindaci come rappresentanti delle strutture. Questo impone una riflessione per il futuro, visto che eventi simili possono ripetersi”.

C’è un problema serio di assetto idrogeologico del territorio, è innegabile
“Sì, si manifesta in tanti modi, frane, smottamenti, canaloni che si riempiono d’acqua, abbiamo visto anche un caterpillar travolto dal fango, sicuramente è un fenomeno eccezionale”.

Com’è possibile che negli anni siano spariti i fiumi per fare posto a strade e costruzioni?
“Questo è un fenomeno che succede in molte parti di Sicilia e in Italia, sono fiumi a carattere torrentizio, che hanno acqua ogni 20 o 100 anni, utilizzati dalle persone per accedere alle case. Io ricordo che a Scaletta Zanclea la caserma dei carabinieri aveva un accesso dall’alveo del fiume. Le fiumare nel Messinese sono state sempre un luogo di transito. Ma bisogna lasciare un margine di sicurezza adeguato”.

A Torre Archirafi il torrente Babbo è intubato in un tunnel di acciaio per chilometri
“Sì, ha fatto danni notevoli a monte, ha avuto un forte trasporto solido ed è uno di quei casi sui quali intervenire”.

Andiamo alla Sicilia della siccità, come stanno le cose?
“Queste perturbazioni hanno avuto origine dal mare, non si è trattato di un grande fenomeno e non hanno interessato le aree interne. Il paradosso è questo, ha fatto danno lungo le coste, ma in corrispondenza dei bacini Ancipa, Fanaco, Castello e Rosamarina, che servono Agrigento, Enna, Caltanissetta e Palermo, non ha piovuto a sufficienza”.

Questo cosa comporta?
“Siamo davanti al paradosso di un clima impazzito”

Sono possibili nuovi razionamenti?
“Se non dovesse piovere in modo considerevole, considerando che i bacini sono a secco che i pozzi non vengono alimenati, bisogna pensare a nuovi razionamenti dell’acqua nei Comuni, come fatto ad Agrigento e Caltanissetta, per esempio”.


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