VERONA – I dazi sembrano non fermare le spedizioni marittime di vino italiano verso il mercato Usa, anche se i produttori presenti a Vinitaly stimano che al momento ci sia circa un milione di bottiglie made in Italy in sosta al porto di Livorno, in stand by in attesa del via libera da parte dei produttori alla spedizione oltreoceano.
Dazi, un milione di bottiglie ferme
Nel frattempo “il lavoro di Caviro, il maggior gruppo cooperativo del vigneto Italia, non si è mai fermato sul mercato statunitense” precisa durante la seconda giornata di lavori a Vinitaly, Luisa Bortolotto, Export Director del gruppo.
“Dal primo annuncio del rilascio dei dazi, che ha creato preoccupazione anche sulla merce in transito, – continua la manager del gigante cooperativo – il gruppo ha continuato a servire i propri clienti. Ad oggi Caviro fattura circa 10 milioni di euro in Usa transitando principalmente dai porti di Livorno e La Spezia con arrivo in East Cost, Florida e California”.
“Anche dopo la conferma arrivata il 2 aprile – insiste la manager – non ci sono richieste di blocchi container, quanto piuttosto un’analisi condivisa con i clienti su come potremmo entrambi ridurre o evitare riposizionamenti del prodotto a scaffale e quindi una conseguente riduzione di volumi”.
I vini siciliani
Firriato ha invece raggiunto un accordo con gli importatori per cui si dividono a metà ‘l’accollo’, l’extra costo per i dazi Usa, metà a carico della cantina siciliana e la metà restante a carico dell’importatore negli Stati Uniti.
Sempre dalla Sicilia, Duca di Salaparuta-Florio segnala di avere al momento quattro container in transito che sono stati spediti e altri due che invece sono stati bloccati al porto di Livorno. Inoltre la cooperativa multiregionale Cantine Ermes nel 2025 dichiara di avere tutto il vino spedito, e di non avere pertanto vini in transito nei porti italiani.
Aveva proceduto, precisa, al ritiro del vino quando l’importatore aveva detto che in caso di dazi al 200% questo onere aggiuntivo sarebbe stato a carico di Cantine Ermes che tuttavia ha risposto con un “no secco” a questa proposta di accordo.
Doc Sicilia, interviene il consorzio
“Stiamo monitorando con attenzione gli sviluppi e nel frattempo prevedendo gli effetti che i dazi imposti dall’amministrazione Trump potrebbero avere sulle vendite. Il valore della produzione di vino siciliano è di circa 1 miliardo di euro, di cui tra il 55% e il 60% è destinato all’export: parliamo quindi di circa 550 milioni di euro. Di questo, il 20% è diretto verso gli Stati Uniti, ovvero circa 120 milioni. È evidente che una misura di questo tipo, se confermata, potrebbe impattare sensibilmente sul nostro export in quel mercato”.
Così Antonio Rallo, presidente del Consorzio di tutela vini doc Sicilia, intervenendo al Vinitaly.
Nonostante le incertezze legate al nuovo scenario commerciale, il Consorzio guarda avanti con determinazione e fiducia, forte del lavoro di promozione e posizionamento portato avanti negli anni in numerosi mercati internazionali.
“I vini siciliani – prosegue Rallo – sono oggi presenti in molti Paesi, dove la Doc Sicilia è attivamente promossa attraverso un lavoro continuativo e coerente. Questo ci consente di affrontare il contesto attuale con una moderata fiducia. Confidiamo nel fatto che, nel corso degli anni, siamo riusciti a costruire un marchio solido e apprezzato negli Stati Uniti, un brand che è diventato sinonimo di qualità, tradizione e innovazione. Siamo ora in attesa di raccogliere i frutti di questo impegno a lungo termine. Siamo certi che i consumatori americani continueranno a scegliere la Sicilia, e con essa i nostri vini, mantenendo così viva e stabile la domanda sul mercato”.
Il Consorzio conferma la propria disponibilità a collaborare con le istituzioni italiane e le rappresentanze di settore per affrontare in modo costruttivo la situazione e tutelare il lavoro delle aziende siciliane che negli Stati Uniti hanno trovato, in questi anni, un mercato solido, ricettivo e strategico per la crescita della denominazione.

