La politica e la questione morale

La politica e la questione morale

Serve maggiore trasparenza

Il direttore di Livesicilia Roberto Puglisi ha centrato perfettamente il tema, che è eminentemente etico, con il suo editoriale di domenica scorsa (“Onnipotenti, servi della gleba: questa è la Sicilia da cambiare”). Qui, desideriamo proseguire la riflessione sul medesimo solco riprendendo uno degli spunti dell’intervento del direttore, il terremoto giudiziario, non ancora concluso.

Il solco su cui cammina a fatica, usiamo le parole di Puglisi, “una Sicilia che ha ancora bisogno di essere liberata da se stessa”. Non ci lasciamo certo trascinare emotivamente, né in un senso né nell’altro, dall’ennesima indagine per presunta corruzione che coinvolge, pure, il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno. Spieghiamo subito il perché.

In una fase storica, che purtroppo dura ormai da tempo, in cui le inchieste giudiziarie su politici e rappresentanti istituzionali, di ogni colore politico, dominano le prime pagine è ora di smettere di fissarsi esclusivamente sull’aspetto penale – ricordiamo che si è innocenti fino a prova contraria – quanto piuttosto di puntare i riflettori con decisione sulla dimensione morale e sulla prassi di chi ci governa.

Le indagini sono fondamentali per difendere la legalità, ci mancherebbe, ma il vero cuore della questione non è osservare le norme vigenti e basta: è la sensibilità, lo scrupolo, l’integrità, potremmo dire il pudore di chi detiene il potere.

Un politico può anche non aver commesso reati e, al contempo, assumere comportamenti assai discutibili: favoritismi sfacciati al solito “cerchio magico”, ricerca ossessiva del consenso a scapito della collettività, l’uso disinvolto dei soldi pubblici.

Un politico vero, non un politicante, deve agire con trasparenza assoluta, circondarsi di collaboratori integerrimi, evitare conflitti di interesse e garantire un accesso equo alle risorse pubbliche con procedure limpide, sulla carta e nella sostanza.

La mancanza di coerenza tra gli annunci di onestà e rinnovamento e la pratica è una ferita mortale per la credibilità delle istituzioni, forse al pari di una condanna penale.

Ovviamente, non ci stancheremo mai di ripeterlo, la responsabilità non è soltanto di chi governa, è soprattutto degli elettori e di chi si astiene.

Abbiamo il diritto sacrosanto di pretendere dai nostri eletti l’applicazione delle leggi e, insieme, un modo di agire esemplare che ispiri fiducia. A tal fine, dobbiamo sostenere in cabina elettorale chi dimostra integrità e competenza e punire rigorosamente chi mette sé stesso davanti al bene comune. Non votare non serve, anzi, peggiora le cose.

Insomma, la buona politica non si limita a sfogliare il codice penale: è un corpo di valori profondi, un patto virtuoso con i cittadini. E tocca a noi far sì che questi valori trionfino vigilando, con la matita copiativa al momento del voto, perché siano rispettati.

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