Palermo, la maggioranza non tiene e Romano scarica Lagalla

Palermo, la maggioranza non tiene e Romano scarica Lagalla

Il centrodestra prova a ricucire

PALERMO – Se l’obiettivo del vertice di maggioranza era quello di serrare i ranghi e ripartire in consiglio comunale con un piglio diverso, possiamo dire che è sonoramente fallito. All’indomani della riunione tra il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, e i consiglieri che lo sostengono in Aula, il centrodestra non riesce nemmeno a tenere il numero minimo a Sala Martorana.

Servivano infatti 21 consiglieri per farlo e la maggioranza è riuscita a schierarne appena 18, se si conta l’assessore regionale Francesco Scarpinato, giunto a dar man forte. Le opposizioni, dopo la bocciatura dell’emendamento sulla variazione di bilancio, hanno infatti lasciato i lavori costringendo alla chiusura della seduta.

Seduta saltata

Un epilogo per certi versi inaspettato, almeno stando ai toni trionfalistici del giorno prima quando, in una nota, il centrodestra si era detto pronto a “proseguire con determinazione nel percorso avviato”. Un percorso che si è fermato praticamente subito.

La maggioranza ha bocciato il tentativo del centrosinistra di cassare i progetti finanziati dalla Regione e il risultato è stato di far saltare tutto il banco.

La rottura di Romano

Ma a rendere la giornata del sindaco ancor più complicata ci ha pensato l’ex ministro Saverio Romano che, in una nota, ha bollato come “fallimentare” l’esperienza Lagalla, chiedendo al resto della coalizione di “costruire un’alternativa credibile”. Non prima di aver definito l’ex rettore “dimentico e ingrato”.

Parole durissime che hanno fatto saltare sulla sedia i big di maggioranza. Perché se è vero che la lista di Romano non ha superato il quorum alle Comunali del 2022, restando fuori dalla giunta, è altrettanto vero che il partito di Noi Moderati a livello nazionale fa parte del governo Meloni, contando su un rapporto privilegiato con la premier.

E in vista delle prossime elezioni, fra due anni, il mancato appoggio di Nm potrebbe rappresentare un problema.

L’esclusione

Il rapporto tra Lagalla e Romano, negli ultimi anni, non è stato dei più sereni. La scelta del sindaco di escludere Noi Moderati dai posti di governo e sottogoverno non ha fatto piacere all’ex ministro. Situazione che non è cambiata nemmeno dopo l’adesione di Giuseppe Mancuso, vicepresidente vicario di Sala Martorana, approdato alla corte di Nm dopo essere stato eletto proprio nella lista Lagalla.

“La cosa incredibile è che il sindaco governa con chi non lo ha votato, mentre chi lo ha fatto è rimasto fuori”, commentano dal partito di Maurizio Lupi.

Prove di pace

La maggioranza ha accusato il colpo e risposto, con una nota dei capigruppo, che si sono praticamente scusati di non aver citato Noi Moderati nel comunicato al termine del vertice di lunedì, visto che era presente anche Mancuso, prima di lasciare il summit.

“L’assenza del riferimento a Noi Moderati è stata frutto di una mera dimenticanza, priva di qualsiasi volontà di escludere un autorevole partito alleato – scrivono -. Nessuna primogenitura è rivendicata da alcuna forza politica: Noi Moderati fa pienamente parte della maggioranza e il suo contributo è considerato prezioso nel percorso comune intrapreso”.

Lagalla ha poi precisato: “Non è mia intenzione sottrarmi ad ulteriori occasioni di dialogo con Noi Moderati, auspico che Romano tragga da questa comunicazione maggiori elementi di ragionevolezza, comunque dichiarandomi, come sempre, disponibile al dialogo”.

Ma che la ferita bruci lo dimostra la richiesta avanzata del capogruppo di Fratelli d’Italia, Giuseppe Milazzo, di dimissioni per Mancuso. “E’ espressione del partito di Saverio Romano e non rappresenta la maggioranza – attacca – pertanto si dimetta o modificheremo il regolamento per sfiduciarlo”.

Nasca: “Servono prudenza e coerenza”

“Milazzo ha perso una occasione per tacere – replica Michele Nasca, coordinatore di Noi Moderati Palermo -. Minaccia modifiche statutarie e sfiducia al consigliere Mancuso, reo di appartenere ad un partito che reclama una buona amministrazione. Suggerisco prudenza amministrativa e coerenza politica, gli ricordiamo che senza la nostra lista e quella di Totò Lentini l’esito elettorale e politico sarebbe stato ben diverso. Ma infine non era stato lui a criticare Lagalla per aver imbarcato gli uomini di Renzi prima e quelli di Calenda dopo? E infine non ha appena firmato un comunicato insieme a tutti i capogruppo di maggioranza riconoscendo l’errore commesso?”.

Le grandi manovre

Il ramoscello d’ulivo del sindaco, però, pare non aver sortito l’effetto sperato. Da Noi Moderati non arrivano repliche ufficiali ma filtra grande irritazione per come sono andate le cose negli ultimi tre anni, oltre a ribadire che la situazione non si risolverà con posti o poltrone.

Il tema politico, però, è che per la prima volta un partito nazionale pone dei dubbi sulla ricandidatura di Lagalla. I fischi del Festino e l’ultimo posto nella classifica de “Il Sole 24 Ore” avevano reso traballante il futuro del sindaco, a cui i partiti della coalizione hanno confermato fiducia. Tutti tranne Noi Moderati, col rischio di aver aperto una possibile breccia.


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