CALTANISSETTA – “Il fotogramma di quell’oggetto che somiglia a un’agenda rossa non ci è stato mai comunicato. O non l’hanno ritenuta importante o non l’hanno vista, chissà”. Così in una intervista a Repubblica il procuratore capo della repubblica di Caltanissetta Sergio Lari, che stamattina ha convocato la direzione distrettuale antimafia: “Subito dopo trasmetteremo una delega alla polizia scientifica di Roma: sono necessari accertamenti, dobbiamo capire esattamente cos’è quella macchia rossa”.
“Io penso, lo pensiamo tutti qui alla procura di Caltanissetta, che Paolo Borsellino abbia registrato sull’agenda quegli incontri di Cosa Nostra, attraverso Vito Ciancimino, con rappresentati delle istituzioni”, “la trattativa”. “Sull’agenda rossa da una parte seguiamo gli sviluppi dibattimentali del quarto processo Borsellino – fra qualche giorno ascolteremo per esempio testimoni chiave come il consigliere Giuseppe Ayala – e dall’altra ci sono spunti investigativi che non abbiamo mai abbandonato. E’ materia segreta e non ne posso parlare”. Di certo, “se avesse avuto l’agenda in mano quel diario sarebbe andato in cenere… nell’esplosione si sono liquefatte perfino le armi dei poliziotti di scorta… ma se l’agenda l’ha lasciata nell’auto blindata o dentro la borsa, gli scenari che si aprono sono altri e tanti..”.
“La borsa era piena”
“La borsa era piena, sono sicuro che era piena e non svuotata”. Lo ha detto il sovrintendente della polizia, Francesco Maggi, deponendo al processo quater sulla strage di via D’Amelio, in corso di svolgimento davanti alla Corte d’Assise di Caltanissetta. Il teste, commentando le immagini fotografiche della borsa che il Pm gli ha mostrato in aula, ha aggiunto: “La borsa si trovava sul lato destro dell’auto ed era posizionata tra il sedile posteriore e quello anteriore. Sono sicuro di essermi abbassato ma ero con un vigile del fuoco. Non sono certo che la presi io o me la passò il vigile del fuoco. La presi e dopo averla in mano incontrai Ayala, ma non ricordo quanti minuti dopo. La diedi, quindi, al mio funzionario, per portarla alla Mobile. Non feci la relazione di servizio su questa vicenda e rischiai molto”.
“L’agenda rossa che Borsellino usava era grande, un’agenda dell’Arma dei carabinieri in cui Paolo scriveva tutto: dopo la morte di Falcone cominciò a usarla sempre più spesso”. E’ la testimonianza di Diego Cavaliero, ex pm a Marsala quando Borsellino era procuratore capo, molto vicino al magistrato ucciso in via D’Amelio il 19 luglio del 1992. Cavaliero ha deposto davanti alla corte d’assise di Caltanissetta che celebra il quarto processo sulla strage. Il testimone ha ricordato il particolare modo di prendere appunti di Borsellino. “Usava dei simboli – ha detto – Ad esempio, quando andava a trovare la madre disegnava una chiocciola”. Infine Cavaliero ha riferito di avere appreso dalla vedova del giudice una confidenza ricevuta dal marito prima della sua morte e che riguardava l’ex capo del Ros Antonio Subranni. “Paolo le avrebbe detto – ha raccontato – che Subranni era punciuto (affiliato alla mafia, ndr)”.