PALERMO – Mille e 500 a Pasqua e altrettanti a Natale. La scansione temporale del pizzo alla Noce è quella di sempre. La polizia ha arrestato Giuseppe Frangiamore, 53 anni, e Giovanni Montoro, di 35.
Tre i tentativi di estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni due imprenditori edili e di un negoziante. Anche i metodi sono quelli di sempre. Gli uomini del pizzo si presentavano per chiedere alla messa a posto, poi passavano alle minacce. In una circostanza hanno lanciato un bidone pieno di benzina all’interno di un cantiere.
Montoro ha precedenti per droga e rapina. Frangiamore è stato scarcerato un anno e mezzo fa dopo aver finito di scontare una condanna per una estorsione commessa su incarico di Guglielmo Ficarra arrestato nel 2022.
Allora finirono in carcere Giancarlo Seidita, reggente del mandamento Noce-Cruillas, e i capi famiglia della Noce e di Altarello, Guglielmo Ficarra e Pietro Tumminia. Quest’ultimo avrebbe in realtà avrebbe avuto il ruolo di capo mandamento.
Lo scorso aprile un nuovo blitz nel quartiere. Dopo i precedenti arresti iniziò un periodo di fibrillazione per la successione. I vecchi mafiosi, nel frattempo scarcerati, Carlo Castagna e Renzo Lo Nigro volevano riprendersi il potere. Si creò una profonda spaccatura con Giuseppe Romagnolo, allora insospettabile commerciante di scarpe e considerato uomo d’onore riservato, che poi sarebbe diventato il nuovo capomafia.
Sono tutti finiti in carcere da alcuni mesi, eppure la macchina del racket non si è fermata. Le tre richieste di pizzo sono avvenute fra maggio e giugno scorsi. Le indagini sono scattate dopo le denunce delle vittime. Alcuni dei denuncianti sono assistiti dall’associazione “Addiopizzo”.
Addiopizzo: “Alla Noce si può fare”
“Nell’arco di pochi mesi – si legge in una nota di Addiopizzo -, grazie alla denuncia di alcuni imprenditori e commercianti, alcuni dei quali supportati da Addiopizzo, poliziotti della Squadra mobile e della SisCo e magistrati della procura di Palermo hanno individuato i soggetti indagati, messo in sicurezza attività economiche e cantieri edili e ricostruito gli episodi estorsivi subiti. Storie di resistenza che confermano, ancora una volta, come il contributo degli operatori economici resta fondamentale affinché il lavoro prezioso ed incisivo di organi investigativi e autorità giudiziaria possa conseguire, ancora più velocemente, ulteriori risultati come quelli che emergono dall’indagine di oggi”.
“Registriamo, inoltre, ancora una volta – continua il comunicato -, come abbiano avuto un ruolo determinante gli operai presenti in cantiere che hanno subito le minacce e le richieste estorsive. Anche la loro collaborazione si inserisce in un percorso condiviso di denuncia. Se nell’arco di pochi mesi sono maturate diverse collaborazioni da parte di commercianti e imprenditori, è assai probabile che in questo stesso periodo altri operatori economici della Noce siano stati colpiti dal racket delle estorsioni”.
“C’è chi cede perché non trova la forza, la fiducia e il coraggio necessari per liberarsi da questo genere di imposizione e con loro sarà nostra cura prendere contatti, affinché, insieme, si maturi la consapevolezza che, mai come adesso, il momento è favorevole per liberarsi e unirsi a quanti sono riusciti a respingere i condizionamenti mafiosi. C’è anche chi, pure in questa area, ricerca più che subisce l’estorsore; perché il pizzo è il prezzo che sceglie di pagare per scalzare concorrenti e avere risolti problemi e controversie legate all’esercizio della propria attività economica”.
“Su questo tema non c’è ancora sufficiente consapevolezza in alcuni strati sociali ed economici della città e, soprattutto, non risulta chiaro che chi paga ricercando la “messa a posto” per avere servizi da Cosa Nostra sovraespone gravemente coloro che invece trovano il coraggio di opporsi alle estorsioni. Se si vuole imprimere una svolta decisiva per superare fenomeni di illegalità diffusa e di criminalità organizzata, occorre che la politica investa tempo, energia e risorse per risanare le profonde sacche di povertà e degrado che investono aree come quella della Noce”.
“Non ci si può più affidare soltanto al lavoro di magistrati e Forze dell’Ordine – conclude la nota -, ma è necessario creare un’alternativa sociale ed economica a Cosa nostra che nelle periferie, con le sue attività illecite, costituisce oramai un ammortizzatore sociale che assicura sopravvivenza”.
C’è un tema che impone una riflessione. A fronte di tre denunce quanti sono coloro che hanno ricevuto la visita degli uomini del pizzo e sono rimasti in silenzio? È molto probabile che le richieste siano state fatte a tappeto.

