PALERMO – Il caso Cuffaro con la bufera giudiziaria che ha investito una parte importante del centrodestra portando alla luce “un quadro inquietante”, ma anche le vicende interne al Partito democratico “per le quali serve un intervento del partito nazionale”. Michele Catanzaro, capogruppo dem all’Assemblea regionale siciliana, guarda a cosa accade nel recinto della maggioranza ma con un occhio interessato anche alle vicende ‘di casa’.
Che idea si è fatto della bufera giudiziaria nata dall’indagine della procura di Palermo?
“La politica non può restare in silenzio rispetto a quanto emerge dalle indagini: un quadro devastante, inquietante e che ci dovrebbe far vergognare come popolo siciliano. Ciò che leggiamo sui giornali ogni giorno è raccapricciante. Assistiamo ad una sanità affidata a portaborse e ‘capielettori’. Su questo terreno poi è possibile che prosperi il malaffare. Abbiamo denunciato questo meccanismo malato delle poltrone nella sanità in varie occasioni all’Ars, anche in occasione del dibattito sulla nuova rete ospedaliera”.
Il governatore Schifani ha dato un segnale estromettendo la Dc dalla Giunta.
“Una mossa disperata. La crisi del centrodestra è più grave e profonda di quanto possa apparire”.
La sanità è ancora una volta la croce della Sicilia.
“Questo è il governo dell’emergenza e dell’approssimazione, non della progettualità politica. Non ci hanno mai illustrato la loro idea di sanità pubblica. Le dico una cosa: sarebbe un bel segnale se il governo aumentasse gli stipendi dei medici e di tutto il personale impegnato nella sanità pubblica per evitare le fughe verso i privati”.

In questo quadro a dir poco movimentato, il 13 e il 14 novembre le opposizioni all’Ars vanno ‘in ritiro’ per cementare l’alleanza.
“In questi anni a Sala d’Ercole abbiamo dovuto sanare lo strappo che si era creato tra di noi in occasione delle elezioni del 2022. Abbiamo fatto tanta strada: un lavoro importante sui contenuti e sulle azioni politiche all’interno dell’Aula. Il ‘ritiro’ cade in un momento topico: non bisogna farsi prendere dalla frenesia, dobbiamo fare scelte azzeccate”.
Ci sono state diverse proposte: mozione di sfiducia, dimissioni di massa…
“Una mozione di sfiducia senza i numeri avrebbe l’effetto contrario di compattare il centrodestra. Abbiamo il dovere di cercare e trovare una condivisione di intenti e di iniziative politiche da portare avanti da adesso alla fine della legislatura senza cedere alla demagogia. Questa due giorni servirà anche a cercare di capire se, in occasione della legge di stabilità, riusciremo a proporre delle misure in favore delle categorie abbandonate dal governo. Proveremo anche a condividere delle idee per iniziare il percorso che ci dovrà portare alle prossime elezioni”.
Intanto la segreteria regionale ha promosso un sit-in per oggi pomeriggio davanti a Palazzo d’Orleans per chiedere le dimissioni del governatore. Ancora una volta siete divisi.
“Serviva un maggiore raccordo. Oggi pomeriggio all’Ars si discuterà la relazione annuale della commissione Antimafia: un appuntamento importante e significativo. Diciamo che dovremmo avere una maggiore attenzione nell’organizzare le iniziative”.
Sul Pd è arrivato un siluro a firma di Claudio Fava, secondo il quale il suo partito non avrebbe ‘titoli morali’ per chiedere le dimissioni di Schifani.
“Fava è una personalità importante che ha dato e che può continuare a dare tanto alla politica (in un’area che gli ha consentito di essere protagonista a livello anche nazionale ed europeo), così come alla cultura. Posso comprendere lo stato d’animo che spinge ad alcune esternazioni ma credo che questo sia il momento nel quale debba prevalere il senso di responsabilità: bisogna cercare di essere ‘costruttori’ e non ‘distruttori’ del perimetro politico alternativo al centrodestra”.
Il Pd, però, continua ad essere teatro di divisioni e fratture che con il congresso regionale sembrano diventate insanabili. C’è la possibilità che un giorno ritorni la pace tra di voi?
“Siamo ad un punto nel quale la situazione è andata oltre… Al di là dei formalismi e dei tecnicismi sui vari ricorsi, la situazione è diventata difficile da gestire politicamente. Il partito nazionale deve intervenire perché la Sicilia è una regione importante e le dinamiche siciliane possono avere una influenza anche sul resto del Paese”.

