PALERMO – La Sicilia sprofonda in una crisi sempre più nera. E si mette alle spalle un 2012 orribile. Tutti gli indicatori sono di segno negativo: Pil, occupazione, produzione industriale, servizi, prestiti a famiglie e imprese, compravendite immobiliari e persino la quota di indebitamento che finora è stato volano per i consumi, ormai al palo. L’Isola fa spesso peggio delle altre regioni d’Italia. Si salvano soltanto l’export e il turismo (gli unici con segno positivo), ma perché trainati dalla domanda estera; quella interna, invece, va a picco e consegna un panorama disastroso. A fornire questo quadro drammatico è la Banca d’Italia nel suo rapporto annuale sull’Economia in Sicilia, presentato dal direttore della filiale di Palermo, Giuseppe Arrica. In un anno sono stati bruciati oltre 2 miliardi di euro di Pil, con un calo del 2,7%; flessione che aggrava i risultati negativi del 2011, quando la crisi aveva provocato la perdita di 1,1 miliardo di euro (-1,3% di Pil).
LAVORO. A pagare un conto salatissimo è il lavoro con 38 mila posti persi nel 2012, con un calo dell’occupazione del 2,7% (dato in flessione da sei anni) e in peggioramento rispetto all’anno precedente (-0,5%). Situazione drammatica per i giovani: – 6,9% di occupati nella fascia tra i 15 e 34 anni e addirittura -9,8% fino a 24 anni. In totale gli occupati sono un milione e 394 mila. Al forte incremento delle persone in cerca di occupazione (32,6%) nel 2012 si è accompagnata una crescita delle forze di lavoro del 2,4%; il tasso di attività così è salito, dopo sei anni di contrazioni consecutive, di 1,3 punti, al 50,8%. L’espansione dell’offerta di lavoro si è riflessa in un aumento del tasso di disoccupazione di 4,2 punti, attestatosi a quota 18,6% e con un picco nel quarto trimestre del 2012 del 19,2%. Un dato superiore alla media del Sud (17,2%) e a quella nazionale (10,7%). I più in difficoltà sono sempre i giovani tra i 15 e i 24 anni: uno su due è senza lavoro; il tasso di disoccupazione di questa fascia d’età ha raggiunto il 51,3% rispetto al 35,3% della media nazionale. Anche le retribuzioni dei lavoratori dipendenti risultano tra le più basse d’Italia, pari a 1.159 euro rispetto ai 1.254 euro della media Paese. Raddoppiato il ricorso agli ammortizzatori sociali: +37,8% di ore autorizzate contro il 18,5% del 2011. La cassa integrazione in deroga è stata concessa a circa 12 mila lavoratori, tre mila in più del 2011.
INDUSTRIA. Il valore aggiunto nell’industria in senso stretto si è ridotto del 4,2%, con un calo nel quinquennio 2008-2012 addirittura del 20%; il grado di utilizzo degli impianti è sceso del 2,4%, mentre il fatturato, secondo una indagine di Bankitalia condotta tra marzo e aprile di quest’anno su un campione di imprese industriali con almeno 20 addetti è diminuito dello 0,9% in termini nominali; gli investimenti si sono ridotti del 6,2%.
COSTRUZIONI. Fa peggio il settore delle costruzioni, con un calo di valore aggiunto del 7,9%, il 10% in meno di occupati e il 16,1% in meno di ore lavorate. In diminuzione del 16,9% il valore complessivo delle gare per le opere pubbliche, il cui numero si è ridotto del 2,3%. Valore aggiunto con segno negativo anche nei ‘servizi’: -1,9%.
AGRICOLTURA. Un po’ meglio l’agricoltura: +4,1% la produzione di cereali, +5,2% il raccolto di frumento, +4,8% di coltivazione di ortaggi; in riduzione invece la produzione di pomodori (-2,8%) e di agrumi (-8,3%). Bene la produzione di vino, +48,4%.
TURISMO E EXPORT. Segnali positivi, anche se in rallentamento in confronto al 2011, giungono dal turismo e dall’export. Gli arrivi di turisti stranieri sono aumentati del 2,8% anche se in misura ridotta rispetto all’anno precedente (5,4%), in rialzo anche i pernottamenti (+1,4%) ma con un ritmo inferiore al 2011 (+3,9%); la spesa degli stranieri è cresciuta del 21,8% (5,6% nel 2011); in diminuzione, invece, i turisti italiani: -2,6%. Performance migliori per le esportazioni delle merci, +21,2% (16% nel 2011) grazie al traino dei prodotti petroliferi, la cui vendita all’estero è aumentata del 26,1%.
PRESTITI A FAMIGLIE E IMPRESE. Crolla del 13,7% la spesa delle famiglie per i beni durevoli, in particolare per auto, motoveicoli, elettrodomestici e mobili. E, per la prima volta dall’inizio della crisi, in Sicilia i prestiti a imprese e famiglie fanno segnare indici negativi. Nel 2012, i finanziamenti delle banche nel complesso si sono ridotti dello 0,8%, a fronte di un +5,3% registrato nel 2011. La riduzione per le famiglie è stata dello 0,7%, mentre per le piccole imprese del 2%. I primi dati del 2013 (marzo) indicano un ulteriore contrazione totale dello 0,6%, con una nuova riduzione per le famiglie (-1%) e le piccole imprese (-2,5%), mentre schizzano al 37,8% i prestiti a società finanziarie e assicurative e al 7,2% quelli destinati alle pubbliche amministrazioni. Sui prestiti, secondo gli analisti della Banca d’Italia, incidono la rigidità del sistema bancario e la diminuzione della domanda di credito da parte delle famiglie e delle imprese. Significativo, a questo proposito, il calo dell’indebitamento della famiglie, passato dal 22,6% al 20,2%: contrazione che si riflette sui consumi, sempre più bassi. In rialzo i tassi d’interesse sui finanziamenti, +7,8% quelli a breve termine (era +7,4% nel 2011) e +4,9% a medio e lungo termine, in linea con l’anno precedente. Peggiora, secondo il rapporto, la qualità del credito. Le sofferenze sono cresciute dal 2,6 al 3,2%, circa 1,7 miliardi in valore assoluto.
IMMOBILI. Crollano anche le compravendite di immobili nel 2012: -27,4% a fronte di una riduzione che nel 2012 era stata di appena di 1,2 punti. In calo anche i prezzi delle case, -3,3%, quota che sale al 6,2% al netto dell’inflazione. Di contro, si riducono in maniera drastica i mutui concessi dalle banche per l’acquisto della casa, -53,7%. In un anno, il sistema bancario ha concesso mutui nell’isola per poco più di un miliardo di euro, oltre la metà rispetto al 2011, quando sono stati erogati finanziamenti per la casa superiori ai 2 miliardi di euro.