PALERMO – È la confessione che i pubblici ministeri speravano di raccogliere. Quella che confermerebbe la capacità di Faustino Giacchetto di “comprare” la benevolenza della politica per fare affari d’oro. Gianmaria Sparma chiama in causa il pubblicitario e non solo. Tira in ballo nomi di politici e burocrati. Parla di viaggi e bustarelle. E di nomine, la sua in primis, che potrebbero essere state pilotate. Il sistema Giacchetto costruito sui soldi del Ciapi esisteva davvero: parola dell’ex assessore Sparma. Alla luce del suo interrogatorio il Tribunale del Riesame gli ha concesso gli arresti domiciliari.
Alle 10 e 50 del 5 luglio scorso, nel carcere romano di Regina Coeli, Sparma si presenta accompagnato dal suo legale, l’avvocato Maurilio Panci. Ed esordisce così davanti al pubblico ministero Gaetano Paci: “Ho chiesto di essere interrogato perché intendo chiarire i fatti che mi vengono contestati e riferire anche di altri fatti che non sono menzionati nel provvedimento cautelare notificatomi”.
Poi, entra nel dettaglio. A partire dai primi passi mossi nel dorato mondo della politica: “Ho fatto parte dell’area di Alleanza Nazionale, prima e poi di Fli anche se non ho mai assunto incarichi di partito perché ho sempre preferito svolgere un ruolo tecnico. Dopo essere stato per diversi anni all’estero, sono stato nominato capo della Segreteria tecnica del vice ministro Adolfo Urso ed in tale ruolo mi sono occupato a lungo di rapporti con l’estero”.
Quindi l’incontro con il manager della pubblicità: “Ho conosciuto Faustino Giacchetto tra la fine del 2004 ed i primi del 2005 ad un convegno organizzato presso l’Hotel Federico II. Mi venne presentato in quella occasione dal professore Rino Lo Nigro (l’ex responsabile dell’Agenzia regionale per l’impiego anche lui coinvolto nell’inchiesta ndr. ‘Il vero domimus del Ciapi’ lo definirà nel corso dell’interrogatorio lo stesso Sparma ndr). Da quel momento instaurai con lui un rapporto di amicizia e di frequentazione. Ci vedevamo a Roma ove Giacchetto si recava con frequenza settimanale per ragioni di lavoro”.
Un’amicizia che, per ammissione dello stesso Sparma, potrebbe averlo agevolato nella carriera politica: “Una notte del febbraio del 2009, credo il 20, vengo chiamato telefonicamente da Luigi Gentile, all’epoca assessore regionale del Governo Lombardo (Gentile si trova ai domiciliari perché nella stessa inchiesta ndr), che mi propose di assumere l’incarico di direttore generale della Pesca. Non so se Giacchetto avesse inspirato tale nomina anche se non lo posso escludere. Dopo questa esperienza sono stato assessore regionale sino al novembre 2011 e poi vice capo di gabinetto del ministro dell’Ambiente sino al 31 agosto 2012 ed in seguito ho lavorato presso la Cogip sino al momento del mio arresto”.
Sparma passa in rassegna e ammette “tutti i benefit ricevuti da Giacchetto, ed in particolare: il viaggio in Tunisia, assieme a Gentile e Scalia e le rispettive consorti, le cui spese sono state integralmente sostenute dal Giacchetto; l’utilizzo della carta di credito Superflash, durante il periodo del mio viaggio di nozze, dalla quale ho utilizzato la somma di circa 1000-1500 euro; sempre per il viaggio di nozze, Giacchetto mi aveva dato in contanti circa 3000 dollari a fronte dei quali gli avevo dato in contanti circa 3000 euro”. E ammette pure di avere incassato “una busta con 5000 euro per far fronte al blocco dello stipendio di assessore, in seguito ad una cartella di Equitalia, che non ho mai restituito”. Ed ancora: “Pagamento di piccole manutenzioni domestiche, utilizzazione gratuita dell’appartamento di via Pignatelli Aragona per circa tre mesi, dopo i quali avevo preso in affitto una casa in via Libertà con regolare contratto di locazione stipulato con Giuseppe Amato (in ordine al quale produce copia dei relativi pagamenti con assegno ); abbonamento Sky dal dicembre del 2011; spese varie per traslochi”.
Fin qui quello che gli inquirenti sapevano giù sul conto di Sparma, tanto da contestarglielo nell’ordinanza di custodia cautelare. Nel racconto dell’ex assessore, però, fa capolino un nuovo elenco di “utilità economiche”, come lui stesso le definisce, che apre ulteriori scenari investigativi. Tra questi “un fine settimana a Taormina nel 2009 presso l’hotel Atlantis Bay con mia moglie, unitamente alle coppie Scalia, Gentile e Tiziana Monterosso con il marito, interamente spesato da Giacchetto (del valore di circa 1000 euro a coppia )”. In realtà nel verbale di Sparma, ora depositato al Tribunale del Riesame, ci sarebbe, secondo gli investigatori, un errore: la Monterosso citata non sarebbe Tiziana ma Patrizia, oggi segretario generale della Regione. Il più alto burocrate dell’amministrazione regionale.
L’elenco prosegue con “due fine settimana, uno a Pasqua ed uno a giugno del 2010, presso il Kempisky resort di Mazara del Vallo (del valore di circa 1000 euro); biglietti per una partita Milan-Manchester per alcuni miei amici irlandesi; un televisore del valore di circa 500-600 euro; pagamento di 3000 euro per un intervento chirurgico che avevo subito presso la clinica privata romana Quisisana che non ho mai restituito. Avevo compreso che Giacchetto aveva utilizzato questo sistema anche con altri esponenti politici ma non sono a conoscenza di altri casi specifici, oltre quelli già riferiti”. Ad un’altra domanda del pubblico ministero Sparma risponde che “presso gli uffici di Giacchetto di via Ruggero Settimo ho visto Dario Mirri, Alessi, Fabio Noto della Open Space”.
Insomma, fra Sparma e Giacchetto era nato un “rapporto di amicizia ma anche di scambio di convenienze”, tanto che Sparma, quando era direttore generale della Pesca, racconta di essersi “adoperato, su sua sollecitazione, a gestire le procedure amministrative concernenti il bando n. 48, con il quale sono state finanziate le campagne di comunicazione analiticamente descritte nell’ordinanza cautelare. Ero stato io a proporle all’assessore Bufardeci ed ero stato io a disporre che venissero invitate le società che mi aveva segnalato Giacchetto”. Ed è sulla base della sua esperienza che Sparma può dire al pm che “mi ero reso conto che Giacchetto si avvaleva di metodi corruttivi per ottenere l’aggiudicazione di gare per i piani di comunicazione e per orientare a suo favore, o a favore di società da lui segnalate, le procedure di finanziamento”.
Nel corso dell’interrogatorio Sparma alimenta più di una pista investigativa: “Non sono a conoscenza di altre gare orientate a favore di Giacchetto anche se sapevo che egli era ben inserito negli assessorati al Turismo ed alla Formazione. In una occasione Giacchetto mi aveva chiesto di avere informazioni su una procedura di gara pendente all’assessorato alle Attività produttive e per tale ragione ne avevo parlato con l’assessore dell’epoca, Marco Venturi, che mi aveva risposto che era in fase di definizione”.
Le richieste di Giacchetto, ad un certo punto, erano diventate pressanti. Spaziavano di settore (“da assessore all’Ambiente, Giacchetto mi aveva chiesto di verificare a che punto fosse una vecchia gara bandita dall’Arpa (l’Agenzia regionale per la protezione ambientale ndr) ed io avevo assunto informazioni presso i funzionari competenti che mi avevano detto che era prossima alla definizione. Il progetto era stato presentato dal Wwf”) e sconfinavano anche in vicende personali (“Con Giacchetto abbiamo litigato per circa 4-5 mesi poiché mi aveva chiesto un intervento sui vertici del Corpo forestale in relazione alle irregolarità a lui contestate per la sua piscina. Ma mi ero rifiutato. Era stato Scalia a farci fare pace”.
A proposito di quest’ultimo politico citato, Sparma precisa che “con riferimento a Scalia e a Gentile so che le abitazioni che occupavano a Palermo erano poste a loro disposizione da Giacchetto e non mi risulta che pagassero un canone”.
Che l’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dei sostituti Maurizio Agnello, Sergio Demontis, Pierangelo Padova, Gaetano Paci e Alessandro Picchi sia solo l’inizio di un terremoto politico-giudiziario lo si intuisce dal fatto che il pubblico ministero si concentri anche su Futuro Semplice. Un altro progetto milionario su cui in tanti avevano messo gli occhi, ma che fu stoppato dalla magistratura contabile: “Il progetto Futuro Semplice interessava molto sia a Gentile che a Scalia ma anche a tutti i grossi enti della formazione, riconducibili ai partiti politici dell’area di governo e dell’opposizione. Fu bloccato dalla corte dei Conti”.
Quattro ore dopo finisce il lungo interrogatorio dell’ex assessore che giustifica anche la sua tardiva confessione. “Volevo presentarmi all’Autorità giudiziaria – racconta – all’indomani delle perquisizioni del luglio del 2012 per riferire tutto ciò che era a mia conoscenza e che reputavo illecito. Ma non ho avuto il coraggio di farlo, come ho fatto oggi”. Lo stesso coraggio che lo spinge, poco prima di tornare in cella, a chiedere di aggiungere altre dichiarazioni: “Giacchetto mi chiedeva di verificare se, in occasione delle riunioni della Giunta di governo, si parlasse di questioni che erano di suo interesse. Alla fine della riunione lo chiamavo per riferirgli quanto avevo appreso. Giacchetto era interessato ai finanziamenti europei ed alla loro rimodulazione ed allo spostamento degli assi di finanziamento. Non erano questioni di mia competenza ma mi adoperavo per ricambiare in questo modo la sua generosità nei miei confronti”.
Alle 14 e 45 il verbale viene “letto, confermato e sottoscritto”. Da Gianmaria Sparma.
Intanto ci sono alcuni provvedimenti del Riesame che, oltre a mandare ai domiciliari l’ex assessore, ha rimesso in libertà Massimiliano Sala (difeso dall’avvocato Toni Palazzotto), e ha restituito gli 11.400 euro sequestrati all’ex assessore regionale alla Formazione professionale, Carmelo Incardona (a tirarlo in ballo e’ stato l’imprenditore Sergio Colli, le cui dichiarazioni in questo caso sono state considerate generiche) e gran parte del denaro sotratto all’ex amministratore delegato del Palermo, Rinaldo Sagramola. Restano sotto sequestro 28 mila euro, a fronte di un iniziale sequestro milionario per equivalente. Sia Incardona che Sagramola sono difesi dall’avvocato Raffaele Bonsignore.