CATANIA – “Altro che risorsa! Il Centro immigrati di Mineo è ormai diventato un problema grave tanto per gli ospiti quanto per la gente del territorio”. Lo denunciano i deputati regionali Nello Musumeci e Gino Ioppolo (La Destra), dopo l’ennesima protesta degli extracomunitari che stamane hanno occupato le strade adiacenti al Cara della provincia etnea.
In una nota, i due parlamentari “sollecitano il presidente della Regione ad assumere forti iniziative per porre fine a questa tragica commedia, mentre da quasi tre anni si gioca a minimizzare la portata di un fenomeno che appare già esplosivo. Che solidarietà è – si chiedono – quella di un governo che costringe quattromila persone a rimanere stipate in un contenitore circondato da filo spinato e capace di ospitarne meno della metà? Che solidarietà è quella di un governo che prolunga da un mese ad un anno la estenuante attesa degli immigrati per essere riconosciuti dalla burocrazia ministeriale come “rifugiati”? Che solidarietà è quella di un governo che determina e alimenta esasperanti conflitti fra gli impazienti immigrati e gli incolpevoli abitanti e agricoltori della zona, costretti da quasi tre anni a vivere un pesante clima di insicurezza e tensione, destinato ad alimentare un pericoloso sentimento di ostilità?”
Secondo Musumeci e Ioppolo “a poco valgono gli sforzi e l’impegno profusi dalle forze dell’ordine e dal personale civile che gestisce i servizi in quella struttura, se il governo romano continua a disattendere il “Patto per la sicurezza”, stipulato nel marzo 2011 anche con la Prefettura e gli enti locali”. I due parlamentari invitano, quindi, il governatore della Sicilia “a smetterla di stare alla finestra e ad assumere ogni potere statutario, per pretendere dallo Stato almeno due iniziative immediate. Primo: la istituzione di una Commissione territoriale straordinaria che riduca ad un mese il tempo di attesa per il riconoscimento dello status di rifugiato agli ospiti. Secondo: la chiusura del Cara di Mineo e la creazione di una rete di piccole comunità d’accoglienza (Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), per un massimo di quindici ospiti, diffusa fra i Comuni del territorio, mantenendo alti i livelli di sicurezza con la adeguata dotazione organica delle forze dell’ordine ”.