PALERMO – L’avrebbero cercato su diversi autobus, fino ad individuarlo sul 246, nella zona del policlinico. Avrebbero così bloccato il mezzo per poi salire a bordo in massa. L’obiettivo era quello di una vendetta, una spedizione punitiva a tutti gli effetti nei confronti di un giovane che si trovava seduto in fondo all’autobus.
A raccontare l’ennesimo caso di violenza a bordo di una vettura dell’Amat, ieri sera, è stato il conducente della linea letteralmente bloccata in via del Vespro. Lì, una baby gang sarebbe entrata in azione per minacciare e poi picchiare il ragazzo, del quale però, la polizia non ha trovato traccia al suo arrivo.
In base a quello che ha raccontato Rosario Conte, dipendente dell’azienda che gestisce il servizio pubblico in città, in quattro sarebbero saliti sul bus ed avrebbero trascinato la vittima fuori. “Poi hanno portato il giovane in una zona poco illuminata – ha detto – l’hanno picchiato davanti agli occhi atterriti di tre passeggere che nel frattempo erano scese”. Quando la gang ha sentito le sirene della polizia, si è dileguata.
Gli agenti, infatti, non hanno trovato neppure il ragazzo picchiato. Molto provato l’autista dell’autobus, che aggiunge: “E’ stato terribile. Inizialmente pensavo che ce l’avessero con me.Soprattutto il sabato sugli autobus succede di tutto. Ci sono linee ormai diventate impossibili. I quattro saliti sull’autobus erano tutti giovanissimi. ‘Non dovevi farlo e per questo ora paghi. Quello scippo non lo dovevi fare. Finalmente ti abbiamo trovato’, hanno gridato al ragazzo. E così abbiamo chiamato la polizia”.
Un allarme sicurezza che prende sempre più vigore quello lanciato dai conducenti dei mezzi Amat. Basti pensare che soltanto tre settimane fa un controllore è stato aggredito da un passeggero che non era in possesso del biglietto. Il dipendente dell’azienda di via Roccazzo è stato soccorso da un’ambulanza del 118 che l’ha trasportato in ospedale: ferito ad una mano per lui sono stati necessari alcuni punti di sutura.
“Ma non se ne può davvero più – aggiungono i colleghi in piazza Cupani, all’altezza dei capolinea – rischiamo quotidianamente di finire nel mirino di gente che non conosce limiti, di ragazzi che pensano di non rischiare nulla. E’ una giungla. Vi invitiamo a trascorrere una serata con noi, a vedere cosa succede a bordo. Chiedere il ticket ormai è diventato un rischio. E’ il nostro dovere, ma quando torniamo a casa sani e salvi dobbiamo ritenerci fortunati”.
Un’escalation arrivata al suo culmine proprio ieri, nella notte dell’8 marzo, quando le strade erano particolarmente trafficate ed erano in corso i festeggiamenti per la Festa della donna. “L’atmosfera più tesa – prosegue un altro conducente d’autobus – si respira sui mezzi che conducono alla stazione centrale dalla periferia. L’altro giorno, nella zona di Guarnaschelli, durante il controllo dei biglietti sono stato pesantemente insultato da una ragazzina di 17 anni. Arrivati qui alla stazione ho dovuto contattare gli agenti della Polfer per far placare gli animi, io non ero nelle condizioni di potere reagire. E il mio collega aggredito? E’ un cardiopatico, con moglie e figli. Poteva anche andare peggio”.