PALERMO – Nove mesi passati “come un leone in gabbia”, ma adesso Francesco Cascio torna a fare politica sul serio. L’archiviazione del procedimento nei suoi confronti, nell’ambito dell’inchiesta sul “sistema Giacchetto”, chiude la pagina più buia della storia politica e privata dell’ex presidente dell’Assemblea regionale e deputato del Nuovo centrodestra.
Lo scorso 19 giugno Cascio ricevette un avviso di garanzia per corruzione e finanziamento illecito dei partiti. “Da quel momento – spiega Cascio in conferenza stampa assieme all’avvocato Enrico Sanseverino – ho rinunciato ai miei incarichi, ho lasciato la presidenza della commissione per l’Unione europea, mi sono forzato ad un lungo esilio volontario. Ma adesso – annuncia – torno alla vita pubblica, e mi riprendo i miei incarichi”.
Un’amicizia, quella con Fausto Giacchetto, che l’ex presidente Ars non rinnega. “Eppure ha turbato la mia vita, mi ha portato a decidere di estraniarmi dalla vita pubblica. Mi sono sentito un corrotto, un puttaniere, un malavitoso senza sapere per un anno, e cioè dalla fuga di notizie del 4 luglio del 2012 al 19 giugno del 2013, di cosa mi accusassero”.
“Con la fuga di notizie si uccidono gli uomini gratis – continua Cascio – : non si colpisce solo il personaggio politico, ci sono mogli, figli e familiari che leggono i giornali”. Da qui l’appello alla stampa: “Maneggiate un prodotto delicatissimo, potete modificare la vita delle persone. Io sono stato per giorni su pagine intere di giornali e articoli online con fotografie e titoli a caratteri cubitali”.
Quei giorni, adesso, sono finiti. E il deputato Ncd sta pensando anche di candidarsi alle europee di maggio: “E’ un’ipotesi in campo – dice – ma prima bisogna sciogliere il nodo del ‘patto’ con l’Udc”. E la risposta arriverà lunedì. Nel frattempo, Cascio non vuole più pensare ai mesi appena trascorsi. E chi gli chiede se si sarebbe aspettato una maggiore vicinanza del mondo della politica, risponde: “Nessuno si aspetta niente da nessuno. La politica è sangue e merda”.