PALERMO – “Se più di quattrocento persone resteranno senza lavoro, la colpa sarà della Regione siciliana”. Dopo le polemiche e i dubbi, ecco il contrattacco. I commissari del Cefop (o sarebbe neglio dire gli “ex” commissari) Bartolo Antoniolli e Giuseppe Benedetto, prima di “salutare Palermo” si lanciano nel loro affondo: “La vendita del Cefop al Cerf è trasparente e regolare. Il governo vuole fermare tutto? Non capiamo i motivi”. Per farla breve, il Cefop, maxi ente della Formazione finito, qualche anno fa in condizioni economiche gravissime e per questo affidato all’amministrazione giudiziaria di tre commissari (Ciro Falanga si è dimesso pochi mesi fa), è stato recentemente venduto al Cerf, un consorzio formato a sua volta da altre società (Isas, Ires, Anfe sicilia, Anapia e le due romane Mediatica e Speha). Una vendita che ha sollevato però alcuni dubbi, raccontanti anche da Livesicilia, sia sulle modalità di cessione dell’ente sia sulla scelta dell’acquirente. Dubbi evidentemente condivisi dalla Regione che, nonostante la vendita sia stata formalizzata a marzo, non ha ancora provveduto a “trasferire” i finanziamenti inizialmente destinati al Cefop, al nuovo ente. Anzi. Ha anche chiesto un parere all’Avvocatura di Stato: quella vendita è consentita dalle norme?
Una risposta, a dire il vero, sarebbe giunta già martedì scorso in Aula, in occasione dell’intervento dell’assessore alla Formazione Nelli Scilabra che ha spiegato come con una apposita delibera del governo “è stato vietato il trasferimento di attività formative da un ente ad un altro, considerate sia in maniera unitaria, sia parcellizzata, come operazioni di cessione di ramo d’azienda”. Sarebbe proprio su questo punto che il dipartimento ha chiesto spiegazioni all’Avvocatura, prima di consentire il “subentro” del Cerf al Cefop. E, dato per nulla marginale, il contestuale finanziamento di circa 17 milioni alla nuova cordata.
“Davvero non capiamo – denunciano oggi i commissari – queste esitazioni. Già a dicembre scorso il dirigente Corsello aveva dato un sostanziale ‘via libera’ all’operazione”. Antoniolli e Benedetto mostrano anche una lettera firmata dalla dirigente generale del dipartimento Formazione e istruzione. La Corsello di fatto diceva di “sì” alla vendita al Cerf, “considerata la peculiarità” della vicenda Cefop. “E adesso? – si chiedono i commissari – che succede? Se il parere dell’Avvocatura fosse negativo, il Cerf si vedrebbe costretto a licenziare i 408 lavoratori assorbiti dal Cefop. Visto che mancherebbero i finanziamenti regionali, unica fonte di sostentamento per l’ente”. Antoniolli e Benedetto, insomma, raccontano di una vera e propria “doccia gelata”, una sorpresa: “Avevamo ricevuto l’ok dalla Regione, e ci aspettavamo di lì a poco il decreto di finanziamento che avrebbe definito l’operazione. E invece, ecco questa strana richiesta del parere. Che non sappiamo se arriverà mai…”.
Dubbi. Che potrebbero quindi far saltare una vendita “frutto di un bando a evidenza pubblica”, specificano i commissari. Un avviso, però, al quale erano seguite nuove polemiche. “Noi avevamo fissato – spiegano Antoniollo e Benedetto – tre criteri per la scelta dell’acquirente. Il primo riguardava il numero di dipendenti che sarebbero stati mantenuti a lavoro. Il secondo, meno influente, era legato al prezzo di vendita: attraverso una perizia era stato dimostrato che il valore dell’ente era pari a zero euro. Infine, il terzo criterio era quello riguardante un piano industriale che avrebbe dovuto garantire nel tempo il mantenimento dei livelli occupazionali”.
A quel bando partecipa inizialmente, nei tempi stabiliti, solo un ente: la società Mare Nostrum. La proposta del Cerf arriverà 25 minuti dopo il limite fissato dal bando. “Ma la domanda della Mare Nostrum – raccontano i commissari – era fortemente carente dal punto di vista della documentazione. Per questo è stata dichiarata inammissibile, mentre quella del Cerf non è stata nemmeno presa in considerazione”. Così, si è riaperto il bando, con la richiesta a entrambe le società di integrare la documentazione. “A quel punto – proseguono Antoniolli e Benedetto – abbiamo verificato le offerte sulla base di quei criteri che abbiamo detto. È vero che la Mare Nostrum proponeva il mantenimento a lavoro di 620 persone, ma tra quelli considerava anche i circa 178 lavoratori degli Sportelli multifunzionali. Il Cerf si impegnava a tenere a lavoro 408 lavoratori, ma con l’assicurazione di assumere i 178 degli Sportelli in un secondo momento. Dal punto di vista del personale, quindi, la proposta era quasi equivalente”. Così, si è passato alla verifica del Piano industriale. “Il Cerf – spiegano i commissari – ha proposto di capitalizzare l’ente con 500 mila euro e ha proposto una fidejussione da un milione. Senza contare che la presenza di grosse società come Mediatica e Speha era ulteriore garanzia di solidità dell’operazione”. I commissari, poi, raccontano anche le “incongruenze” mostrate dalla Mare Nostrum che “dopo aver presentato la propria offerta – racconta Antoniolli – ci ha inviato una lettera con la quale dimostrava chiaramente di non avere nemmeno letto il bando”. Così, il Cefop va al Cerf.
Una vendita faticosa e complicata, quindi. Tinta di giallo. In un periodo in cui i conti rischiavano di essere “in rosso” per un altro motivo. “L’assessorato – racconta Benedetto – ha bloccato circa cinque milioni di euro come ‘compensazione’ per il presunto danno erariale dovuto all’erogazione, in passato, delle integrazioni”. Si tratta, per intenderci, del “caso” che ha portata alla condanna, da parte della Corte dei Conti, tra gli altri ,dell’ex presidente della Regione Raffalele Lombardo, dell’ex assessore Mario Centorrino e dell’attuale Segretario generale di Palazzo d’Orleans Patrizia Monterosso. In pratica la Regione avrebbe bloccato i nuovi finanziamenti destinati agli enti per la cifra corrispondente a quella illegittimamente versata negli anni passato. “Ma che significa? – protestano i commissari – quelle integrazioni, risalenti ad alcuni anni fa, sono state erogate al vecchio Cefop, non certo agli amministratori. È come se la Regione fosse venuta in casa nostra e avesse deciso di prendere i soldi dal nostro cassetto. Con un effetto immediato, quello di impedirci di pagare gli stipendi da luglio a dicembre”.
Ma adesso, il rischio sarebbe più concreto. Il Cerf, che ha di fatto “inglobato” il Cefop rischia di rimanere una sorta di scatola vuota. Se il parere dell’avvocatura dello Stato sarà negativo, infatti, la Regione non trasferirà i 17 milioni previsti per l’Avviso 20. Quelli che sarebbero serviti anche per pagare gli stipendi dei 408 lavoratori ex Cefop confluiti nel nuovo consorzio. Che dopo averli “raccolti” dalle macerie del Cefop rischia di metterli subito alla porta.