PALERMO – Il silenzio si è rotto. Nelle ultime settimane i titolari dei laboratori d’analisi privati siciliani hanno solo aspettato. Sono passati mesi da quando il tavolo di crisi tra sindacati e assessore alla Salute aveva messo tutto in stand-by in attesa di un parere dell’avvocatura dello Stato. Un parere che è arrivato i primi giorni di aprile, e che conferma la linea degli uffici guidati da Lucia Borsellino: le Asp siciliane posso procedere al recupero “delle maggiori somme erogate ai privati convenzionati, rispetto a quelle che si sarebbero dovute liquidare”.
Una storia complicata, che risale al 1996, anno in cui la Regione Siciliana ha deciso di adottare un proprio tariffario per le prestazioni di medicina di laboratorio rimasto in vigore fino al primo giugno dell’anno scorso. Da allora, anche in Sicilia è arrivato il famoso tariffario Balduzzi e, come se non bastasse, la Regione si è accorta che c’era stato un errore, e che nel 2008 i laboratori avrebbero dovuto applicare un altro tariffario ancora, il ‘Bindi-Turco’, rimasto inattuato. Un decreto che avrebbe diminuito di molto le tariffe in vigore, un “errore” per cui è stato chiesto proprio ai laboratori di pagare.
Il Balduzzi, nel frattempo, secondo i titolari dei laboratori accreditati, ha ridotto gli incassi del 45 per cento.
A queste “perdite” economiche, adesso, si aggiungeranno circa 150 milioni che i privati dovranno rendere alla Regione. Così ha sancito una circolare diffusa dall’assessorato pochi giorni fa, e adesso i laboratoristi sono sul piede di guerra. Già nei mesi scorsi, infatti, molti dei centri privati avevano protestato contro la situazione economica precaria che, tra l’altro, aveva portato molti titolare a licenziare parte dei dipendenti e in altri casi a ridurre gli orari di lavoro, causando non pochi disagi alle migliaia di cittadini che scelgono le strutture private per fare gli esami.
Ma – come scrive l’assessorato – “per effetto di alcune sentenze già pronunciate dal Cga, le strutture private convenzionate con il servizio sanitario regionale hanno promosso vari ricorsi per l’annullamento del decreto assessoriale con il quale si sono ripristinate con effetto retroattivo le tariffe e si è fatto obbligo alle Asp, inoltre, di procedere al recupero delle maggiori somme erogate rispetto a quelle che si sarebbero dovute liquidare. E’ stato avviato un tavolo tecnico con i rappresentanti di categoria – continua la circolare – , i quali hanno chiesto tra l’altro di non procedere ai recuperi delle differenze tariffarie percepite tra ottobre 2007 e dicembre 2012. E’ stato chiesto, perciò, un parere all’Avvocatura dello Stato, che ha dichiarato “impercorribile” l’ipotesi di una rivalutazione retroattiva delle tariffe. Per questo le Aziende sanitarie provinciali possono procedere al recupero delle somme che derivano dalla differenza tra quanto già liquidato agli erogatori privati e quanto invece spettante sulla base della diversa valorizzazione delle prestazioni”.
La replica dei sindacati, però, è durissima: “Secondo il Cga – scrive la Fenasp – l’assessorato ha sbagliato, applicando in modo scorretto il tariffario regionale. Secondo un principio generale chi sbaglia deve pagare, ma questa volta non è chi ha sbagliato che pagherà bensì la vittima che ha subito il danno, e cioè i laboratori accreditati. I titolari di laboratori clinici accreditati dovrebbero restituire milioni e milioni di euro relativi a cinque anni di attività sulle cui somme sono perfino già state pagate le tasse, il bilancio è stato chiuso, ed effettuati numerosi investimenti in relazione alla remunerazione delle tariffe vigenti all’epoca con accensione di mutui, contratti di leasing , esposizioni bancarie ed altri numerosi impegni economici assunti per erogare servizi di qualità. L’assessorato, con la richiesta di restituzione delle somme, sta chiedendo una sorta di pizzo di gran lunga più pesante di quello che generalmente pretende la malavita organizzata. Eppure l’errore è stato commesso dall’assessorato con la pubblicazione di un tariffario giudicato illegittimo. Così con la spaventosa e stratosferica incidenza sul bilancio regionale siciliano di 8.8 miliardi di euro di spesa sanitaria si cercano soldi per ripianare gli scandalosi sperperi che da oltre due anni la Fenasp ha denunciato senza ancora che gli organi competenti abbiano mosso un dito. Da un anno la quasi totalità delle strutture versano in gravissime condizioni di deficit economico a causa delle tariffe insostenibili del decreto Balduzzi e molti sono già diffidati dalle banche e rientrare restituendo le somme anticipate. A ciò si aggiunge l’estorsione di Stato, una sorta di nebulosa foschia di anonima regia che serpeggia come una piaga d’Egitto la quale colpisce selettivamente soltanto i laboratori privati accreditati salvando quelli pubblici con mastodontiche piante organiche a fronte di fatturati irrisori, com’è stato evidenziato recentemente dalla stampa. Poiché la gravissima condizione economica non consente più la gestione in attivo dei bilanci, qualora entro un mese non si dovesse risolvere definitivamente il problema del recupero retroattivo, che stride contro i basilari principi del diritto civile e costituzionale, i titolari dei laboratori nomineranno un notaio a cui consegnare le chiavi delle proprie strutture con licenziamento in massa di tutti i dipendenti e collaboratori del comparto e richiesta di entrare a far parte del servizio pubblico dato che per decenni lo hanno erogato ai cittadini siciliani. Il presidente Crocetta e l’assessore Borsellino, qualora non si dovessero attivare, saranno gli unici responsabili di questo pesantissimo disastro sociale. Sono loro che hanno sbagliato e loro che dovranno rimediare. La Fenasp pretenderà la chiusura dei laboratori pubblici che scandalosamente operano senza essere stati ancora accreditati a distanza di dodici anni dall’emanazione della legge”.