AGRIGENTO- Doveva essere una giornata spensierata di sole e mare per Vincenzo Burgio, commerciante di Ravanusa che ieri solo per una manciata di minuti non è finito con l’auto, insieme con la moglie, sotto il viadotto Petrulla crollato nell’agrigentino. Burgio, testimone del collasso della campata del ponte, tutto sommato sta bene e racconta serenamente come ha assistito al crollo. Anche se la paura è stata davvero tanta. Una giornata che difficilmente dimenticherà. Stava andando a mare, a Mollarella, approfittando del lunedì di chiusura della sua attività commerciale, una rivendita di mobili nella piazza di Ravanusa. Ma il programma della giornata è stato stravolto.
“Prima del ponte – racconta – c’è una curva. Poi subito un rettilineo. E gli automobilisti approfittano per premere leggermente il piede sull’acceleratore. La stessa cosa stavo facendo io. Tutto però è successo in una manciata di secondi. Insieme con mia moglie all’improvviso abbiamo udito come una sorta di tonfo, un boato. Strano da descrivere. Non capivamo cosa fosse successo. Non sapevamo a cosa pensare. Poi, rallentando la corsa ci siamo trovati di fronte una fila di due macchina con le quattro frecce accese. Compresa la nostra erano sette le auto che erano riuscite a fermarsi proprio davanti alla giuntura del ponte che si era staccata. Siamo scesi dalla macchina – continua Burgio – ma essendo riusciti a frenare a decine di metri non riuscivamo a capire cosa fosse successo. Non vedevamo che in superficie mancava una campata del ponte. All’inizio abbiamo pensato ad un incidente. Qualcuno diceva che si era buttato qualcuno dal ponte. Un suicidio, insomma. Solo dopo avvicinandoci sempre più abbiamo capito cosa fosse successo. C’era una macchina sospesa sul bordo tra la campata ceduta ed il resto del viadotto. A bordo viaggiava una giovane coppia e lei in stato di gravidanza che ha tirato fuori dall’abitacolo il marito. Mia moglie ha sdraiato un telo mare sull’asfalto che era scottante e l’uomo ha adagiato sua moglie li. Non perdevano sangue, quello no. Ma erano presi di paura, come d’altronde lo eravamo tutti noi. Inizialmente non riuscivamo a chiamare i soccorsi perché le reti cellulari non prendevano. Dopo una manciata di minuti siamo riusciti ad agganciare la linea telefonica. L’unica che ci permetteva di chiamare era il gestore Tim. Dalla chiamata ai soccorsi è passato davvero poco. Intanto insieme con gli altri automobilisti ci siamo messi ai bordi della carreggiata intimando alle auto che sopraggiungevano di rallentare la corsa”.
Un racconto tutto d’un fiato quello di Vincenzo Burgio che racconta di una scena spettrale. Poteva essere una strage. Fortunatamente non ci sono stati feriti gravi. “Abbiamo avuto tanta paura, per fortuna non ci sono state gravi conseguenze per nessuno. Ma è impensabile sentirsi insicuri sulle proprie strade con il rischio che ti crolli sotto i piedi la strada”.