PALERMO – Quei corsi servivano per evitare l’abbandono scolastico. Ma molti alunni haanno preferito abbandonare direttamente i corsi. Così, ecco la stangata della Regione che è intervenuta “definanziando” una trentina tra enti e scuole destinatari dei contributi del cosiddetto “Avviso 19” del 2011. Recuperando così la bellezza di 5,3 milioni di euro.
Il bando in questione approda in Gurs il 26 agosto del 2011. Il programma, da 197 milioni di euro, riguarda la “presentazione di progetti per la realizzazione a titolo sperimentale del secondo-terzo-quarto anno dei percorsi formativi di istruzione e formazione professionale”. In pratica, l’obiettivo era quello di “assicurare agli allievi titoli di qualifica professionale riconosciuti a livello nazionale e comunitario” e di “ampliare e diversificare l’offerta formativa contribuendo a contenere in tal modo il fenomeno degli abbandoni e della dispersione scolastica e formativa”. Come detto, però, paradosso nel paradosso, gli allievi in molti casi hanno scelto di abbandonare direttamente il corso di Formazione.
I destinatari dell’intervento, stando al bando, sono “le istituzioni scolastiche del secondo ciclo di istruzione accreditate per la macrotipologia ‘A Obbligo formativo’ che vogliono attivare un quarto anno per il conseguimento della qualifica di tecnico, nonché gli istituti professionali che vogliano fare conseguire ai propri allievi, già in possesso della qualifica professionale di Stato acquisita al terzo anno, la qualifica di tecnico all’interno delle 21 figure nazionali”. Infine, tra i destinatari “gli Enti di Formazione accreditati” per svolgere le attività del cosiddetto “Obbligo formativo”.
Quel bando prevedeva però, per l’approvazione dei singoli progetti, una soglia minima di allievi, tale da giustificare, appunto, il corso stesso. La soglia era di 15 partecipanti al corso. E il finanziamento, a sua volta, era calibrato sulla base proprio del numero dei ragazzi. In molti casi, però, ha verificato l’amministrazione regionale, gli alunni hanno via via abbandonato i corsi. Che si sono conclusi con un numero inferiore a quello minimo. Così, ecco la stangata, appunto.
L’articolo 16 di quel bando, infatti, recita: “Ove il numero di allievi effettivamente partecipanti all’attività formativa, a conclusione dell’intervento, risulti inferiore al numero minimo di allievi previsti, il dipartimento regionale dell’Istruzione e della Formazione professionale provvede alla rideterminazione finanziaria del massimale di contributo riconoscibile”.
E la “dimensione” del taglio è specificata meglio da un altro articolo di quell’Avviso: il finanziamento verrà calibrato sulla base del numero di allievi che ha portato a termina almeno il 70% del percorso formativo”. Un concetto ribadito anche successivamente dall’atto di adesione.
Così, ecco il taglio. In alcuni casi si tratta di una lieve “limatura” al finanziamento. In altri, l’intervento è più duro. Tra gli enti maggiormente “colpiti” l’Anfe di Catania. La Regione ha infatti definanziato addirittura 18 corsi con taglio del finanziamento di circa 940 mila euro. Batosta anche per il Cirpe (16 corsi definanziati un taglio di circa 660 mila euro), per il Ciofs-Fp Sicilia (14 corsi definanziati per un totale di circa 380 mila euro definanziati), per l’Endo-Fap (15 corsi per circa 300 mila euro), per il Cnos-Fap Regione (24 corsi per circa 230 mila euro) e lo Ial Sicilia (solo tre corsi, ma per oltre 180 mila euro di definanziamento). Così, il finanzimento complessivo di questi corsi, 121 in tutto, scende dagli oltre 22 milioni previsti a 16,7 milioni. Le “economie”, cioè i risparmi della Regione ammontano a 5,3 milioni di euro. Ossigeno per le casse di Palazzo d’Orleans. Una stangata per enti e scuole.