PALERMO – Prima ti ordino di demolire la struttura abusiva, spiegandoti che se non lo fai ci penserò io e ti presenterò il conto. Poi cambio idea, e invece di mandare le ruspe acquisisco la casa, intimandoti invece di pagare l’affitto. È successo a un palermitano che possiede un immobile ad Altofonte, che – difeso dall’avvocato Massimiliano Mangano – ha presentato ricorso al Tar contro l’acquisizione della casa da parte del Comune. E la seconda sezione del tribunale amministrativo, con una sentenza pronunciata il 7 novembre (numero 2977/2014, Filippo Giamportone presidente ed estensore, Anna Pignataro primo referendario e Sebastiano Zafarana referendario), gli ha dato ragione.
La vicenda inizia nel 2008. Il 30 giugno il Comune rileva l’abuso edilizia e intima al proprietario la demolizione. Avvertendolo, appunto, delle conseguenze: demolizione da parte dell’amministrazione, che manderà le spese al proprietario. Il 15 novembre il Comune prende atto della situazione: la piccola aggiunta abusiva – un porticato amovibile, una tettoia ed un barbecue – è rimasta al suo posto. E l’anno successivo decide l’acquisizione dell’intero immobile al patrimonio comunale. Poi, il 25 giugno 2012, il consiglio comunale, nonostante gli abusi nel frattempo fossero stati rimossi, ha deciso la “valorizzazione” dell’area acquisita al patrimonio. In parole povere, l’affitto.
Per il Tar, però, l’acquisizione è illegittima. “Appare all’evidenza – scrivono i giudici amministrativi – l’illegittimità della sostituzione della sanzione della demolizione d’ufficio con quella dell’acquisizione”. Insomma, al proprietario era stata data un’informazione sbagliata: “Di certo – annota l’avvocato Mangano – l’errata informazione sulle conseguenze della mancata demolizione delle parti abusive aveva indotto in errore il destinatario dell’ingiunzione”. E insieme alle ruspe era arrivato l’affitto.