PALERMO – Il disastro dei conti? “Non è una sorpresa”. Gianpiero D’Alia, leader dell’Udc siciliana, proprio sul tema del bilancio ruppe con Raffaele Lombardo uscendo dalla maggioranza. I centristi sono pronti a fare altrettanto con Crocetta se la musica non cambierà da subito.
Onorevole D’Alia, l’assessore Baccei s’è detto preoccupato. Anche Crocetta, pur invitando a non cedere al pessimismo, ha ammesso di essere preoccupato. Lei quanto è preoccupato per i conti della Sicilia?
“Che i dati della situazione finanziaria della Regione sono questi lo sappiamo almeno da quattro anni. Non mi meraviglia. Il punto è la capacità di maggioranza e governo di affrontarla in maniera decisa. I numeri che ha dato l’assessore Baccei danno la misura della situazione di default della Regione…”.
Lei non parla neanche di “rischio default” ma di “situazione”?
“Non da oggi,ma da anni. Mi meraviglia piuttosto che se ne parli solo ora. Noi da anni chiediamo un governo d’emergenza che affronti questa situazione. Per la verità si tratta di una situazione che riguarda gran parte delle regioni italiane. Frutto di due cause principali”.
Quali?
“La prima è legata al sistema di governance introdotto dalla riforma del titolo V della Costituzione che ha ampliato a dismisura le competenze delle regioni e con esse la spesa pubblica locale. E poi l’impoverimento della classe dirigente in questi anni, che non ha capito che governare le regioni non significa solo spendere ma rendere efficienti e trasparenti le attività che si fanno coi soldi del contribuente”.
Il problema riguarderà anche altre regioni, ma la situazione della Sicilia sembra destare particolare preoccupazione…
“Il governo regionale si trova ad affrontare una manovra economica che è lo strumento attraverso il quale aprire una trattativa con lo Stato centrale per definire i rapporti tra Stato e regione e contribuenti, in maniera chiara. Ma se prima non si avvia un processo di cambiamento non si può far la voce grossa nei confronti del governo centrale, verso il quale la Sicilia ha più di una legittima rivendicazione da fare”.
Ma questo cambiamento di cui lei parla si è avviato o no? Perché Crocetta dice di sì…
“Dobbiamo intenderci su cosa pensiamo sia il cambiamento. Sicuramente si sono bloccate una serie di distorsioni dell’amministrazione. Ma tutto questo non basta, Riforme significa mettere sotto controllo la spesa pubblica regionale, soprattutto la spesa corrente. Rideterminare tutte le dotazioni organiche della Regione e degli enti locali, riorganizzare i servizi amministrativi, riformare il trattamento economico dei dirigenti e dipendenti regionali. E fare una riforma amministrativa che trasferisca dalla Regione una serie di competenze ai comuni e ai liberi consorzi. Significa chiudere la gran parte delle società partecipate e definire un meccanismo di spesa dei fondi comunitari tempestivo”.
Sì, ma Baccei ha detto che abbiamo quattro mesi di esercizio provvisorio e poi non si sono più i soldi per far nulla…
“Ogni anno da parecchi anni il meccanismo di formazione di bilancio è questo. Nell’ultimo esercizio finanziario abbiamo avuto anche due manovre correttive, sulla base di interventi di cui forse dovremmo essere tutti grati al commissario dello Stato, per aver salvato i bilanci della Regione”.
Sì, ma in quanto tempo si fanno queste cose?
“Serve un piano di riforme da qui a fine legislatura. Se non si definisce un cammino di risanamento economico e finanziario che sia credibile, allora non si ha titolo per aprire una discussione anche molto aspra con i governo centrale, perché ad esempio ci sono delle norme dello statuto a cui non è stata data attuazione, e che avrebbero garantito entrate certe alla Sicilia. Se si continua a tirare a campare e non si ha una visone di lungo periodo, non si riuscirà mai a fare una discussione con lo Stato”.
Insisto: qui c’è da fare i conti con quello che ha detto l’assessore all’Economia E cioè che fra quattro mesi siamo in bancarotta. In quattro mesi si può fare quello che da anni voi predicate ma che i governi a cui avete preso parte non hanno mai realizzato?
“Sì, il problema è fare una seria legge di stabilità. Si può fare. Stabiliamo un sistema pensionistico in linea con quello nazionale. Trasferiamo competenze dalle regioni agli enti locali. Se metti tutto questo nella legge di stabilità, vincendo le resistenze della burocrazia e di una parte di ceto politico, allora hai titolo per aprire un contenzioso”.
Sta dicendo che non siamo ancora “commissariati” nei fatti, quindi…
“Il problema non è questo. È che dobbiamo fare delle riforme che non abbiamo fatto fino a oggi. Altrimenti non avremo risorse da investire nei settori produttivi dell’economia”.
Cosa la fa sperare che ciò che non è stato fatto in due anni si faccia in tre mesi?
“Io penso che l’arco temporale sia un anno. Si è fatto un nuovo governo per questo. E per noi è l’ultima spiaggia. Se si faranno queste cose ci sarà il nostro appoggio. Se non ci saranno, il nostro appoggio non ci sarà più. Che bisogno c’era altrimenti di chiamare persone come Baccei e la Castronovo, che stanno cercando di fare un lavoro con grandi ostacoli all’interno della struttura della Regione?”.
A proposito, l’assessore Castronovo resta in giunta?
“Mi sembra che sia al lavoro per la legge di stabilità e quindi mi sembra che sia nel pieno delle sue funzioni”.
Che ne pensa della complicata situazione dei precari, di cui si è occupato da ministro con Letta?
“Leggo ancora dichiarazioni di sindacalisti o esponenti della sinistra fermi alla cultura della spesa pubblica degli anni ’70 che hanno criticato la mia legge, che ha permesso ai comuni virtuosi di stabilizzare. Oggi viene sollevato il caso degli enti in dissesto finanziario. Si tratta dell’ennesima vicenda che io considero vergognosa soprattutto per i precari. La legge già consente la stabilizzazione per chi non ha violato il patto di stabilità. Ci sono però sindacalisti da strapazzo e politicanti da strapazzo che hanno capito che il percorso di sfruttamento clientelare dei precari è finito e quindi continuano ad agitare questi problemi. Credo che con un po’ di sano buon senso tutto si può risolvere. Io ad esempio avevo proposto le graduatorie regionali, che avrebbero consentito di aggirare il problema degli enti in dissesto”.