PALERMO – È molto più di un’archiviazione per la persona finita sotto inchiesta. È un pesante atto d’accusa contro chi fece aprire l’indagine sul collega che l’aveva preceduto alla guida del reparto. La decisione del giudice “smonta” il metodo del sistematico ricorso alla denuncia da parte di Matteo Tutino, il primario della Chirurgia plastica dell’ospedale Villa Sofia di Palermo politicamente vicino al presidente della Regione. Ed è stato proprio Rosario Crocetta a fare pervenire all’ufficio giudiziario l’ultimo di una lunga serie di esposti firmato da Tutino.
Il primario puntava il dito contro il suo predecessore, Dario Sajeva, la cui posizione è stata ora archiviata. Tutino, a pochi mesi dal suo arrivo nella struttura sanitaria, dipinse il reparto come il regno del malaffare e delle truffe, pieno di insidie per le casse pubbliche e di pericoli per la salute dei pazienti. Le indagini dei pubblici ministeri rovesciano la prospettiva laddove il Gip parla di “una serie di vicende più o meno strampalate, la cui rilevanza penale è sembrata dubbia sin dal principio”. Il giudice per le indagini preliminari Lorenzo Matassa è tranciante: “L’inchiesta ha evidenziato l’infondatezza del coacervo accusatorio reiterato nei mesi dal denunciante”. E si spinge ad affermare che “il caso è chiuso se non sotto il profilo di un grave atto calunniatorio ai danni del dottore Dario Sajeva”, che è assistito dall’avvocato Giovanni Di Benedetto.
L’ultima denuncia di Tutino è di pochi giorni fa. L’11 marzo scorso è stato “l’onorevole Crocetta” a girare all’ufficio del Gip – come viene ricordato nel decreto di archiviazione – l’ultimo esposto firmato Tutino “a mezzo del quale l’attuale direttore segnalava un ulteriore caso di malagestio omologo a quelli precedenti. Anche in questo caso, il denunciante per grave ignoranza della disciplina interna o per dolo calunniatorio (questo ancora non è dato sapere), sorvola sempre sugli stessi dati di fatto che hanno confutato il suo suggestivo teorema”.
Tutto inizia nel settembre 2013. Tutino, nominato dal commissario di Villa Sofia, Giacomo Sampieri (nel marzo del 2014 entrambi hanno ricevuto un avviso di garanzia con le ipotesi di peculato, abuso in atti d’ufficio e truffa ai danni del servizio sanitario nazionale per la gestione di alcuni interventi chirurgici), e gradito al presidente della Regione (il primario non ha mai nascosto l’amicizia che lo lega al governatore siciliano ndr), si insedia e denuncia alla Digos di avere scoperto un giro di cartelle cliniche “gonfiate” per ottenere rimborsi più pesanti. Lo scandalo avrebbe riguardato le “schede di dimissioni ospedaliere”, le cosiddette Sdo. Quelle su cui si basa il rimborso per le prestazioni che l’azienda ottiene dalla Regione. Tutino dice di avere scoperto che nel 2012 il reparto ha incrementato il fatturato di 800 mila euro rispetto al 2011. Sono i numeri che il primario è chiamato a migliorare. Impossibile riuscirci, dice Tutino visto che i numeri del passato, racconta, sono il frutto di “una situazione allarmante” che denuncia alla Digos, alla Procura della Repubblica e all’assessore Lucia Borsellino. Secondo il neo primario, semplici interventi diagnostici sarebbero stati spacciati per terapeutici, facendo così schizzare il budget ottenuto dall’azienda. Un meccanismo che sarebbe all’origine di un altro dato definito “inquietante”: Villa Sofia, pur eseguendo circa la metà degli interventi degli altri ospedali siciliani, ha ottenuto quasi lo stesso fatturato di unità più complesse. Ciò sarebbe accaduto perché una cinquantina di casi operati sarebbero stati descritti, senza averne i parametri, come interventi ad alto peso e complessità.
Le indagini, però, hanno dimostrato, scrive il giudice Matassa, che “valeva l’inverso, ovvero che si trattava di interventi ad alta complessità e rischio solo in apparenza derubricabili a trattamenti di bassa levatura”. C’è di più. Alle accuse sul calo del fatturato il sindacato Cimo allora replicò sostenendo che fosse la gestione Sampieri-Tutino ad avere provocato il crollo di circa 13 milioni di euro. Oggi il giudice solleva pesanti dubbi sul comportamento del chirurgo plastico. “Sinistra complementarietà è sembrata avvincere le gravi accuse rivolte da Tutino alla precedente gestione della Chirurgia plastica di Villa Sofia – si legge nell’archiviazione – ed il macroscopico calo di fatturato che ha investito il reparto da quando il predetto sanitario si è insediato al vertice. Tale circostanza, alla luce delle risultanze, getta più di qualche dubbio sulla serenità del personaggio nell’additare coram populo (l’inviso) collega come fautore di perniciose e sistematiche strategie fraudolente. L’esito del giudizio medico-legale espresso dal collegio di consulenti, nel confutare in maniera troncante gli addebiti, induce al sospetto che, più di stigmatizzare una prassi di marcata illegalità portata avanti dalla gestione uscente del reparto – prosegue il provvedimento – occorresse ricercare un salvacondotto espiatorio al drastico decremento di budget calato, a mo’ di spada di Damocle, sul nuovo direttore della Chirurgia plastica, con tutte le negative ripercussioni in ordine al raggiungimento degli obiettivi programmatici che, per contratto, fanno da presupposto al rinnovo del primariato”.
Anche Lucia Borsellino, sentita dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dal sostituto Luca Battinieri, aveva escluso che ci potesse essere un collegamento fra la vicenda Sdo e il calo di produttività del reparto: “La Borsellino aveva detto che, quandanche le truffe fossero state effettivamente commesse, ciò non avrebbe mai potuto giustificare un disavanzo di così eclatante portata”. Le dichiarazioni della Borsellino assieme all’esito delle lunghe indagini hanno portato la stessa procura a chiedere l’archiviazione dell’inchiesta su Sajeva accusato di falso e truffa.
La vicenda delle Sdo non fu l’unica denunciata dal neo primario. E qui il giudizio di Matassa si fa ancora più duro: “Che il dottore Tutino abbia particolare familiarità nel sottoporre avventate letture delinquenziali delle condotte altrui, è testimoniato anche dagli esiti dell’istruttoria investigativa condotta su altre vicende oggetto di denuncia, una delle quali di assoluta gravità, ma tutte rivelatesi radicalmente infondate”.
Tutino parlò di interventi eseguiti con lame non sterilizzate (“Giammai alcun paziente avrebbe potuto correre rischio di infezione”, scrive ora il giudice); bollò come un’intimidazione la rottura di una porta del reparto (“accadimento del tutto accidentale scollato da qualsiasi fantomatico movente intimidatorio”); consegnò un dossier su un presunto traffico di farmaci in cui erano inserite le fotografie di alcuni operai accanto ad un camion con il logo di un cavallo. Sul punto la conclusione degli investigatori è stata netta e ancora una volta viene riportata dal giudice che parla di “fantomatico traffico di farmaci”. Nessun mistero: il logo incriminato era quello di una ditta di trasporti regolarmente autorizzata.
*Aggiornamento ore 14.57
“Le conclusioni a cui gli organi inquirenti sono pervenuti archiviando l’inchiesta su Dario Sajeva, con particolare riferimento al fatto che hanno ‘smontato’ il metodo del sistematico ricorso alla denuncia da parte di Matteo Tutino, primario della Chirurgia Plastica dell’Ospedale Villa Sofia/Cervello di Palermo, ancora una volta, dimostrano che tutti coloro che sono vicini politicamente al Presidente della Regione, Rosario Crocetta, finiscono con il replicare pedissequamente il suo modello e rimanere prigionieri del suo metodo, ovvero alzare polveroni mediatici per spostare l’attenzione dell’opinione pubblica su questioni inesistenti”. Lo afferma il coordinatore regionale di Ncd, Francesco Cascio, commentando l’archiviazione dell’inchiesta su Villa Sofia ed in particolare le conclusioni circa gli esposti firmati da Tutino contro il suo predecessore, Sajeva. “Il modello accusatorio di Tutino – sottolinea Cascio – reiterato per mesi, che oggi, secondo quanto emerge dalle conclusioni del gip riportate dagli organi di informazione, non solo si rivela infondato, ma si traduce in un atto calunniatorio ai danni del dottore Dario Sajeva, altro non è che il modello Crocetta. Purtroppo – aggiunge il coordinatore di Ncd – davanti ad una regione che affonda nell’inconcludenza sostanziale dell’azione di governo, è ormai fin troppo noto che il presidente Crocetta, e così a cascata, evidentemente coloro che lo rappresentano ai nodi strategici delle pubbliche amministrazioni, quale che sia il ramo, passi il tempo a cercare di distrarre mediaticamente l’attenzione dei cittadini dai problemi reali, che egli non riesce a risolvere, né vuole farlo, sventolando qui e lì la ricerca spasmodica dello scandalo, dello scoop, del marcio, anche dove non c’è, con ricostruzioni fantasiose, date in pasto al pubblico, sia pur eterogenee, ma tutte legate dal comune denominatore di far leva sul sentimento popolare di indignazione che inevitabilmente sortisce l’annuncio ad effetto circa questioni di corruzione, peculato e similari ipotesi di condotta da parte di pubblici amministratori o contro le pubbliche amministrazioni. Insomma, un uso strumentale della politica, prima ancora della giustizia, e della comunicazione pure, per confondere e agitare le masse, trincerando dietro il baluardo della legalità, la totale inadeguatezza e inconsistenza del governo Crocetta, al fine di accreditarsi comunque, in assenza di reali costruttivi contenuti, come buoni amministratori agli occhi dell’opinione pubblica”.