PALERMO – Centro storico. A pochi passi dalla Cala. Sono trascorsi 40 minuti dopo le 23 di ieri sera. L’avvocato Giovanni La Bua arriva a casa. Infila la chiave nella serratura ed entra nel suo appartamento. Mentre accompagna la porta, qualcuno lo aggredisce alle spalle, puntandogli un coltello.
“Dammi i piccioli, subito, i piccioli”, dice con un marcato accento palermitano. Spinge la vittima per terra. Il penalista si gira di scatto e reagisce. Il malvivente ha un sacchetto di plastica verde che gli copre il volto. Gli cade il coltello dalla mano. Non desiste, riprende l’arma e con un fendente tenta di colpire la vittima al volto mentre è disteso sul pavimento del salotto.
Il legale riesce a spostarsi di quel tanto che basta ad evitargli il peggio. La lama lo ferisce al lobo, ma ha rischiato grosso. Poi, si scaglia con forza contro il rapinatore. Lo tramortisce con uno, due, tre pugni e lo costringe alla fuga. Sul posto intervengono i carabinieri mentre l’avvocato La Bua si fa medicare al pronto soccorso.
Oggi ripensa alla scena da incubo che ha vissuto. Ammette di avere paura, ieri come oggi: “Come faccio a non averne, dopo che hanno violato casa mia, il posto dove ti senti più al sicuro”. E ripensa con maggiore lucidità alla sua reazione: “È stato un gesto istintivo, rabbioso. Io a mani nude e lui con il coltello. Lo so, ho rischiato e oggi ci penso più di ieri”. Il rapinatore, che al momento ha fatto perdere le sue tracce, ha cercato di colpirlo più volte, forse sorpreso dalla reazione di La Bua. Che prima di ora non aveva vissuto simili esperienze. Ed invece ieri gli sono piombati a casa. “Dammi i piccioli, dammi i piccioli”, una frase difficile da cancellare.