ROMA – L’appalto per il Cara di Mineo, il centro richiedenti asilo più grande d’Europa finito nella bufera per l’inchiesta Mafia Capitale, va commissariato. È la richiesta che il presidente dell’Autorità Anticorruzione, Raffaele Cantone, ha inoltrato oggi al Prefetto di Catania, Maria Guia Federico. Troppe ombre sulla regolarità di quella gara dal valore di 100 milioni di euro. Una gara oggetto di “manipolazione” e “condizionata”, “in esecuzione di accordi corruttivi”, si legge nella richiesta al prefetto. E questa situazione ha avuto riflessi anche sul modo in cui è stato confezionato il bando di gara, si rileva, che ha visto affidare con una sola procedura una rosa variegata e composita di servizi diversi, aggirando i principi della concorrenza e della trasparenza.
Lo scopo: “favorire il raggruppamento di imprese di cui fanno parte La Cascina Global Service e il Consorzio di cooperative Casa della solidarietà”. Per l’Anticorruzione, quindi, che nella documentazione inviata al Prefetto fa diretto riferimento all’ordinanza emessa dal gip di Roma Flavia Costantini il 29 maggio e alle intercettazioni allegate, che “dimostrano in maniera incontrovertibile i contenuti degli accordi corruttivi”, l’iter per l’affidamento triennale della gestione del Cara di Mineo “ha manifestato indubbie anomalie e circostanze sufficientemente sintomatiche di condotte illecite e di eventi criminali”. Ora, quindi, le imprese che nei mesi scorsi erano andate dritte per la loro strada e avevano ignorato gli avvertimenti contenuti nei pareri emessi dall’Anticorruzione, in cui si manifestavano forti dubbi sulla regolarità della gara, rischiano il commissariamento. Il fronte aperto da Cantone corre in parallelo con quello penale.
La gestione del cara di Mineo è una delle vicende al centro dell’inchiesta Mafia Capitale fin dalla prima tranche di indagini e vede i pm capitolini lavorare in collaborazione con quelli di Catania che hanno in mano uno specifico fascicolo. La seconda tranche scattata tra fine maggio e inizio giugno, ha fatto da detonatore e ha coinvolto anche il sottosegretario all’Agricoltura, Giuseppe Castiglione, di Ncd, indagato dalla procura di Catania per turbativa d’asta: tra il 2011 e il 2014 da presidente della Provincia di Catania e soggetto attuatore della gestione del Cara, avrebbe costruito, secondo l’accusa, un bando su misura per l’appalto. Un passaggio che ha fatto fare un salto di qualità anche sul piano politico all’inchiesta, che già aveva coinvolto tra gli altri Luca Odevaine, condiderato dai pm al soldo di Salvatore Buzzi e Massimo Carminati, membro del Tavolo nazionale immigrazione e in Sicilia consulente del consorzio e poi presidente della commissione aggiudicatrice dei servizi di gestione del Cara di Mineo. In questa veste Odevaine, si legge nei documenti firmati da Cantone, “ha perseguito fini assolutamente estranei alla cura degli interessi pubblici e al rispetto delle regole della libera concorrenza e della par condicio dei partecipanti, ledendo così la fiducia che la collettività ripone nella trasparenza e imparzialità della pubblica amministrazione”. (ANSA)