PALERMO – “Me lo spiegava quello, dice, questo Messina Denaro non può essere mai il capo”. A mettere in dubbio la leadership di Matteo Messina Denaro sull’intera cosa nostra erano Antonino Di Marco e Francesco Paolo Scianni. Il primo è stato arrestato l’anno scorso con l’accusa di essere il capomafia di Palazzo Adriano, in contatto con il capo mandamento di Corleone, Rosario Lo Bue, finito in cella venerdì scorso. Il secondo, invece, avrebbe chiesto il pizzo ad un imprenditore.
La critica nei confronti di Messina Denaro parte da lontano e cioè dalla scelta di avere piazzato Leo Sutera alla guida di Sambuca di Sicilia. “Non è che piccolo Sambuca… un paese pure grosso è – diceva Di Marco, intercettato dai carabinieri del Gruppo Monreale -… dico l’hanno messo fra le mani a questi quattro babbi… di Santa Margherita… bah cose da pazzi”. Scianni: “Messina… ora quello i vecchi gli davano tutto questo potere”.
E Di Marco rincarava la dose. I vecchi padrini non avrebbero mai dato spazio agli uomini di Santa Margherita: “… ora Totò gli dava tutto questo spazio a Santa Margherita”. Scianni aveva un’idea precisa su come funzionassero le cose: “Messina Denaro non può essere il capo, perché uno di fuori la provincia, deve essere la città più grande che c’è nella Sicilia ed hanno il capo… è difficile che fa il capo di tutti”.
Infine lanciavano sospetti: “Ma quello non lo sanno dov’è?”; Per adesso non gli è servito ma.. come stringono il cerchio hai voglia”; “Ora gli hanno arrestato a sua sorella, parenti perciò già significa che loro…”.