SIRACUSA – La visita nel luogo del miracolo, la sala piena per la presentazione del suo libro, la rivelazione di un “bellissimo carteggio” in carcere con un siracusano illustre e pure un’incursione delle Iene.
Una giornata piena quella vissuta ieri da Totò Cuffaro a Siracusa. Già da presidente della Regione non mancò mai ai raduni dei gruppi di preghiera Regina della pace al santuario della Madonna delle Lacrime di Siracusa, al culmine dei quali affidava la Sicilia “al cuore immacolato di Maria”. Una tradizione talmente radicata che perfino l’attuale governatore, Rosario Crocetta, aveva tentato di ripristinarla all’inizio del suo mandato, quando giunto al Santuario, incalzato dai cronisti su quella “emulazione” sbottò: “Se lo faceva Cuffaro era un devoto e se lo faccio io sono un madonnaro?”.
Totò Cuffaro è tornato ieri a Siracusa, per la prima volta dalla detenzione. Ha scontato una condanna per favoreggiamento aggravato alla mafia. Ospite dell’associazione Verità scomode, accompagnato dal vicepresidente Peppe Germano, non s’è lasciato scappare l’occasione di suggellare il suo nuovo percorso esistenziale con l’antica devozione alla Madonna delle lacrime. S’è fatto accompagnare in quella casa di via Degli Orti, oggi oratorio, che nell’agosto del ’53 fu teatro del prodigio della Lacrimazione.
“Mi sono inginocchiato davanti al quadro della Madonna delle lacrime – ha detto – e ho pregato come ho fatto in tutti questi cinque anni in carcere. Non c’è stato un solo giorno in cui non abbia pregato la Madonna delle lacrime, affinché assistesse la mia famiglia e mi desse sostegno. Sono andato a ringraziare la Madonna per avermi dato la forza e il coraggio di attraversare un’avversità dolorosa e sofferente rendendola feconda”.
Trecento persone lo hanno atteso nella sala convegni Giovanni Paolo II del santuario per la presentazione del suo libro. Una sala piena di persone perlopiù comuni, nessun gossip politico da rivelare (qualche vecchio amico Dc e qualche attuale esponente dell’Udc locale) l’ha ascoltato parlare di condizione carceraria, catarsi esistenziale ma non solo. Cuffaro ha ribadito il proprio, definitivo, disimpegno dalla politica, svelando una “bellissima corrispondenza” dal carcere con una personalità della cultura e della politica siracusana scomparsa poche settimane fa: l’avvocato Enrico Di Luciano, membro del Cda dell’Istituto nazionale del Dramma antico.
“Con lui – ha raccontato Cuffaro – convenivamo sul fatto che la politica oggi sia diventata sterile. E non eravamo dello stesso partito, lui era un uomo di destra. Eppure condividevamo il rimpianto per una politica fatta di appartenenze e di rapporto diretto con il popolo. Dietro alle bandiere – s’è infiammato – ci stavano anime, pensieri, storie, cultura. Io appartengo a quella politica. Alla politica di oggi non servono le persone: fai simpatia a un leader, ti mette in lista e diventi deputato. Ma il popolo non c’è. Il 51% dei siciliani non ha votato l’ultima volta che è stato chiamato a farlo”.
La parola “mafia” per primo l’ha pronunciata l’avvocato Ezechia Reale – già candidato a sindaco di Siracusa, una parentesi in giunta Crocetta con Articolo 4 – in forma di critica al reato di Concorso esterno in associazione mafiosa: “Non si sa cosa si debba fare per non incorrervi. Incertezza normativa confermata dalla Corte di giustizia europea. E lo dice uno – ha precisato – che già da giovanissimo avvocato faceva il difensore delle vittime di mafia, quando nessuno, nemmeno i Comuni rossi come Avola, trovavano un difensore di parte civile nei processi di mafia”. Infine Cuffaro ha confermato il suo futuro da volontario in Burundi: “Partirò il 30 maggio”. Nel lungo pomeriggio siracusano di Totò Cuffaro anche un’incursione de Le Iene: l’intervista verrà mandata in onda domenica sera.