PALERMO – Si intitola “Istantanee sulla Sicilia” l’ultima indagine di Eurispes Sicilia svolta sul territorio siciliano. Un titolo che fa pensare a polaroid di vacanze, di luoghi paradisiaci, di tradizioni e feste. Mentre la realtà che scaturisce dalla lettura del dossier è ben più scura: povertà, disoccupazione, università che si svuotano, beni culturali abbandonati. E tutto per decenni di “scelte di programmazione economica ‘calate dall’alto'” e “attori e percorsi politici segnati da una deriva leaderistica e autoreferenziale”.
L’indagine Eurispes sulle potenzialità e sulle criticità del territorio è stata svolta prendendo in esame, come indicatori, economia, lavoro, popolazione, cultura, trasporti e sicurezza. Il comitato scientifico, coordinato da Nicola Piazza, è composto da Alessandro Albanese, Raffaele Bonsignore, Guido Corso, Lelio Cusimano, Carlo Dominici, Antonio Giaimo, Roberto Lagalla, Giovanni Rubino.
“Lo sviluppo dell’Isola – ha detto Gian Maria Fara, presidente Eurispes, all’incontro di presentazione del dossier, a cui ha partecipato anche Maurizio Scollo, responsabile Eurispes Sicilia – è legato alla valorizzazione delle vocazioni e delle potenzialità territoriali: imprescindibile il potenziamento delle infrastrutture nei trasporti e quello di reti fisiche e immateriali. Solo così si possono attrarre risorse esterne”.
I DATI
Intanto, però, i dati parlano chiaro. In termini di Prodotto interno lordo pro capite la Sicilia si colloca in quartultima posizione nella graduatoria nazionale, con un valore pari a 17mila euro per abitante, in linea con il dato della macro-area del Mezzogiorno (17,6mila), ma ben distante dalla prima regione del Sud Italia, l’Abruzzo, che registra un valore di oltre 23mila euro, nonché dalla media nazionale di 26,5mila euro.
Gli indicatori di povertà, in particolare, disegnano un Paese in cui sono ancora presenti delle profonde sacche di criticità, di cui il Meridione vanta il triste primato: nel 2014, infatti, su un milione e 470mila famiglie in stato di povertà assoluta nel Paese, ben il 47,9%, ovvero 704mila famiglie, appartengono al Sud Italia, per un totale di quasi 2 milioni di individui, laddove al Nord e al Centro le percentuali si fermano al 35% e al 17,1%.
Una conferma proviene dagli ultimi due bilanci di Inps Sicilia: l’Isola ha il più alto indice di povertà del Paese, pari al 48% nel 2014, e quasi al 52% nel 2015, e, dunque, una persona su due vive sotto la soglia di povertà assoluta, è in forte deprivazione o a grave rischio di esclusione sociale.
Poco incoraggiante appare anche la situazione generale delle Università siciliane. Stando ai dati del rapporto Res 2015, sono quasi un terzo gli studenti e cinquantamila i laureati che abbandonano le Università siciliane in favore degli atenei del Centro e del Nord Italia: un vero e proprio esodo. Le ragioni sono le poche borse di studio, i servizi scarsi, la burocrazia lenta. In tre anni (2012-2014) le immatricolazioni sono calate del 20%. Anche chi rimane in Sicilia per i primi tre anni di Università spesso va poi a specializzarsi altrove. Cresce anche il numero dei laureati specializzati che emigrano, raggiungendo la percentuale del 26%.
Grandi opportunità arrivano invece dal campo agricolo e dal turismo e dall’incrocio dei sue settori. Nel settore agricolo, secondo il dossier, è “possibile registrare un interscambio commerciale con l’estero di grande interesse. Di rilievo le tipicità locali e le relative denominazioni d’origine (DOC, DOP E IGT), con interessanti progetti per una valorizzazione turistica dei luoghi di produzione”. Negli ultimi anni, poi, l’agricoltura siciliana ha scoperto e saputo sfruttare l’ampliamento dell’industria turistica nei confronti del cosiddetto turismo ambientale e rurale: l’Isola ospita aziende agrituristiche dove, oltre alla degustazione e vendita diretta dei prodotti tipici del territorio, spesso è possibile trovare alloggio per pernottamenti di breve e medio periodo, in occasione di fine settimana o vacanze.
Nuove occasioni di sviluppo potrebbero scaturire anche dalla valorizzazione del patrimonio museale e archeologico, attraverso “l’individuazione di strategie culturali integrate del territorio siciliano”. “Un fondamentale punto di forza – afferma Fara – che si presta ad essere fruito in chiave turistica”.
La Sicilia, quindi, appare oggi una regione dalle grandi potenzialità non adeguatamente sfruttate. “Occorrerebbe – è la conclusione dello studio di Eurispes Sicilia – una classe politica capace di ricollegarsi con l’opinione pubblica e cogliere ed interpretare la nuova vitalità e le attese che la società e l’economia siciliana esprimono”.