Danilo Dolci, i suoi insegnamenti a cento anni dalla nascita - Live Sicilia

Danilo Dolci, i suoi insegnamenti a cento anni dalla nascita

Le iniziative e le riflessioni
L'ANNIVERSARIO
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Ripensare le relazioni tra educazione, società e democrazia per rispondere alla crisi del sistema formativo e della scuola: ecco uno dei motivi per cui è importante ricordare Danilo Dolci a cento anni dalla sua nascita anche sotto la luce dei suoi insegnamenti.

Fra le iniziative che hanno reso omaggio a quello che si può considerare uno degli intellettuali italiani più influenti del Ventesimo secolo, c’è stato il convegno proposto il 27 e 28 novembre dalla LUMSA a Palermo che è si caratterizzato per la scelta di mettere a fuoco le questioni storiografiche connesse all’opera di Dolci attraverso un dialogo fra storia e scienze umane e sociali.

Della rete degli organizzatori del convegno hanno fatto parte parte l’Istituto Gramsci siciliano e l’Istituto magistrale Camillo Finocchiaro Aprile. L’iniziativa fa parte, grazie alla collaborazione con il Centro Danilo Dolci per lo sviluppo creativo, del calendario di iniziative per il Centenario ed è sostenuta dal patrocinio dell’Ufficio scolastico regionale per la Sicilia e delle società scientifiche SISSCO (Società italiana per lo studio della storia contemporanea), AIS (Associazione italiana di sociologia), AISO (Associazione italiana di storia orale), CIRSE (Centro italiano di ricerca storico educativa), SIDIDAST (Società italiana di didattica della storia).

Una Sicilia al centro di una mobilitazione internazionale

La Sicilia di Danilo Dolci è stata per anni il centro di una rete internazionale di attivismo e mobilitazione sociale: una storia che va al di là del magnetismo e dell’inventiva del suo principale animatore e catalizzatore e che è stata ricostruita, in una delle sue stagioni più significative, dallo storico Marco Grifo. “A metà del secolo scorso, nell’arco di pochi anni, Dolci ha messo in rete fermenti associativi antichi (dalle più vivaci esperienze religiose non conformiste alla migliore eredità del meridionalismo attivo risorgimentale) e nuovi”.

Aggiunge il sociologo Salvatore Costantino: “La vivace stagione di protagonismo della società civile nella Sicilia di fine secolo, anche quando non si è richiamata direttamente alla sua eredità, ha raccolto i frutti di un processo di costruzione che deve molto alle sue iniziative”.

L’età dell’oro dell’inchiesta sociale

Dolci ha inoltre contribuito ad alimentare un’età dell’oro dell’inchiesta sociale come strumento di conoscenza e cambiamento ma anche ad accreditare la nonviolenza nel contesto delle tecniche di mobilitazione collettiva, collegando l’arena pacifista italiana con scenari più ampi; è entrato in dialogo con un sapere olistico e transdisciplinare nato intorno alle città e ha lasciato una preziosa eredità pedagogica. “Una eredità che pochi però hanno raccolto.

Nonostante gli sforzi di Dolci, la Maieutica Reciproca è ancora poco conosciuta dai docenti e pochissimo praticata. Non è estraneo a questa assenza il carattere trasformativo del metodo di Dolci: non è possibile adottarlo lasciando tutto il resto come prima. E anche per questo riscoprire Dolci è urgente. Perché la scuola è in profonda crisi, e la via d’uscita è quella indicata da Dolci: il ripensamento delle relazioni, il passaggio dal trasmettere al comunicare, l’impegno nonviolento per la comunità”, afferma Antonio Vigilante, docente di filosofia e scienze umane impegnato nella formazione universitaria all’insegnamento secondario e da sempre al lavoro su una “scuola del dialogo” ispirata ai principi della maieutica reciproca.

Come sottolinea Giampaolo Frezza, prorettore alla didattica della LUMSA, Danilo Dolci ha contribuito a promuovere una presa di coscienza collettiva, tipica del Novecento e necessaria anche oggi, sull’assunto che nessun sapere specialistico è autosufficiente: le società contemporanee sono sistemi complessi e in quanto tali hanno bisogno di esperti che sappiano dialogare alla pari da diverse posizioni. Senza ignorare l’apporto di coloro che conoscono i territori e i loro problemi per il semplice fatto di viverli, e che devono essere messi in condizione di partecipare efficacemente ai processi di cambiamento.

L’immagine scelta per la locandina, proveniente dall’archivio del Centro per lo sviluppo creativo a lui intitolato, documenta un momento di lavoro collettivo al Borgo di Trappeto ed evoca con precisione un modello di discussione aperta e circolare che è ancora un riferimento prezioso in tempi che Colin Crouch ha definito di post-democrazia.

Gaia Colombo, tutor di Scienze della formazione primaria, Lumsa

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