PALERMO – Massimo Ciancimino è inattendibile. Lo dicono anche diverse Procure. E davanti alla commissione Antimafia l’ha detto anche l’ex procuratore di Palermo Francesco Messineo. È dedicata alla scarsa credibilità di Massimo Ciancimino, teste e imputato al processo sulla trattativa Stato-mafia, l’ultima parte delle dichiarazioni spontanee rese dall’ex ministro Nicola Mancino al dibattimento che tenta di far luce sul presunto patto tra istituzioni e clan, in cui risponde di falsa testimonianza. Mancino ha ricordato le alterne vicende giudiziarie del supertestimone Ciancimino, al momento detenuto e sotto processo per calunnia, e le tante menzogne da lui dette, ad esempio sul misterioso personaggio dei Servizi segreti che avrebbe fatto da garante istituzionale della trattativa e che non è mai stato identificato. L’ex ministro ha anche sostenuto di aver denunciato per calunnia Ciancimino, ma che le sue denunce non hanno avuto alcun esito in Procura.
L’ex presidente del consiglio Massimo D’Alema e il “faccendiere” Luigi Bisignani deporranno al processo, come chiesto dalla difesa di Massimo Ciancimino, che al dibattimento è imputato di concorso in associazione mafiosa e calunnia. Bisignani verrà sentito il 24 febbraio dalla corte d’assise di Palermo che celebra il processo, mentre non si sa ancora la data della deposizione di D’Alema. Il faccendiere, nell’ambito dell’indagine sulla P3, venne intercettato mentre comunicava al suo interlocutore la necessità di far mettere all’ordine del giorno dei lavori del Copasir le dichiarazioni rese da Massimo Ciancimino sull’ex capo della polizia Giani De Gennaro. A presiedere il Copasir all’epoca era D’Alema che verrà sentito proprio in questa qualità. La difesa di Ciancimino ha interesse a sapere per quale motivo Bisignani aveva interesse affinchè l’organismo parlamentare trattasse la vicenda
(ANSA)