PALERMO – Nuovo scivolone per la maggioranza all’Ars. Dopo la bocciatura del ddl sul terzo mandato per i sindaci dei piccoli Comuni, la prima commissione “ferma” un’altra proposta di Forza Italia: il discusso disegno di legge con cui gli azzurri volevano cancellare la “doppia preferenza di genere” in occasione delle elezioni amministrative. Se ne riparlerà, quindi, dopo le elezioni politiche del 4 marzo, e solo in seguito a una conferenza dei capigruppo. Alla base del “veto” della prima commissione, anche ragioni di natura procedimentale: il ddl sarebbe stato previsto dal presidente Stefano Pellegrino direttamente all’ordine del giorno, senza compiere i passaggi previsti dal regolamento dell’Ars.
Ma il problema è essenzialmente politico. A cominciare dal partito che aveva proposto questa abolizione. Non tutta Forza Italia infatti era per questa idea. Anzi, la deputata regionale e consigliera comunale a Palermo, Marianna Caronia, ha portato avanti una “battaglia” anche interna al suo partito, con alcuni momenti alta tensione col capogruppo Giuseppe Milazzo, uno dei massimi sponsor della legge. “Fortunatamente – commenta Caronia – si è preso atto dell’inopportunità di esaminare con urgenza un ddl che ci riporterebbe indietro nel tempo. Un’idea che ho espresso fin dal primo minuto e che è stata condivisa da uomini e donne. Adesso, però – continua – non bisogna abbassare la guardia: il capogruppo del mio partito credo voglia insistere, ma troverà un fronte molto ampio pronto ad opporsi a questa proposta”.
E in commissione, in effetti, il “veto” è stato generale. Il no è arrivato anche dal Pd rappresentato da Giuseppe Lupo e Antonello Cracolici. Il capogruppo Dem nelle ultime ore aveva anche aspramente criticato l’ipotesi di dare al ddl i caratteri dell’urgenza. “Le vere emergenze sono altre”, aveva ricordato Lupo.
“Su proposta del Pd, condivisa da altri deputati di maggioranza ed opposizione, – dichiarano Lupo e Cracolici a margine della seduta della prima commissione – la discussione sulla preferenza di genere in commissione Affari istituzionali è stata rinviata a dopo le elezioni. È prevalso il buonsenso, abbiamo impedito colpi di mano – aggiungono Lupo e Cracolici – la proposta di modifica di una norma importante come quella sulla doppia preferenza di genere nell’ambito della legge elettorale per le amministrative, potrà essere esaminata nel merito con i giusti tempi e dopo aver effettuato le necessarie audizioni”.
Contrari alla proposta di Forza Italia, anche i deputati Cinquestelle, che eppure, in passato avevano sollevato dubbi su una norma che consentiva una sorta di “tracciabilità” del voto.
Ma come detto, il nuovo scivolone della maggioranza è anche il frutto di alcune divisioni interne. Tra le voci contrarie, infatti, oltre a quella della Caronia, ecco anche quella del capogruppo degli Autonomisti e popolari Carmelo Pullara. Contrario fin dall’inizio si era detto anche il deputato Udc Vincenzo Figuccia: “Le emergenze – commenta – sono altre e tra queste, contrasto alla povertà e più equa distribuzione delle ricchezze. No a procedure d’urgenza su temi e vicende di palazzo che non interessano ai siciliani”. Fortemente critica anche la rappresentante di Diventerà Bellissima e presidente della commissione Ambiente, Giusy Savarino, che prova a “rilanciare”: “La doppia preferenza di genere – ha commentato – è stata introdotta nella passata legislatura, come recepimento di una legge nazionale, la 215 del 2012, volta a garantire la parità di genere nelle istituzioni e si è dimostrata, nei fatti, norma molto efficace poiché ha stimolato l’elezione di molte donne in gamba all’interno dei Consigli Comunali in tutta Italia. Con rammarico apprendo che si vuole abolire con urgenza, e senza soffermarmi sulle vere urgenze in Sicilia, questo strumento di democrazia, adducendo come ratio quanto già sostenuto dai M5S, che cioè la doppia preferenza di genere sia servita soprattutto al controllo del voto nelle sezioni. Ovviamente io ho un’opinione diversa. Voglio, però, sforzarmi di condividere le preoccupazioni sul controllo del voto di chi ha firmato questo ddl, e pertanto invito la prima Commissione ad esaminare ed approvare un ddl di cui io sono prima firmataria, che introduce misure volte ad evitare il controllo del voto, impedendone la tracciabilità”. Il ddl in particolare prevede “lo scrutinio unico delle schede votate; la partecipazione pubblica alle operazioni di scrutinio, anche mediante streaming; la visibilità a tutti gli elettori delle schede dichiarate nulle o bianche; l’adozione di criteri oggettivi per la sostituzione dei componenti delle sezioni elettorali; la previsione di incompatibilità a rivestire ruoli all’interno del seggio elettorale per coloro i quali abbiano il casellario giudiziario non limpido”.
Intanto, come detto, tutti si ferma. Se ne riparlerà dopo le elezioni politiche. Ma c’è già un “caso nel caso”. È, quella sulla doppia preferenza di genere, la seconda legge in poco più di un mese a non passare l’ostacolo della commissione Affari istituzionali all’Ars. Dove una maggioranza, numericamente, non c’è. E dove rischiano di affondare, tra le tensioni e le divisioni dei partiti che sostengono il governo, altri ddl, oltre alle future nomine del governo.