Il tram è un'ottima idea | Ma i tempi siano certi - Live Sicilia

Il tram è un’ottima idea | Ma i tempi siano certi

Un'ipotesi rivoluzionaria e benefica. A patto che...

Semaforo Russo
di
3 min di lettura

Abitudine ormai diffusa a Palermo è quella di distinguere i palermitani tra gli amici della contentezza, cioè gli estimatori del sindaco Orlando e della sua amministrazione per convinzione, convenienza o ragioni di natura politica, e i nemici della contentezza, cioè i denigratori del sindaco Orlando e della sua amministrazione per convinzione, convenienza o ragioni di natura politica.

Una suddivisione sbrigativa che non tiene conto dell’esistenza di una terza categoria dentro cui mi colloco volentieri: la platea di coloro che dicono le cose come stanno, in positivo e in negativo, senza compiacimenti eccessivi o pregiudizi gratuiti. Sui trasporti per esempio – è oggetto di un acceso dibattito di queste ore – mi pare normale affermare che il progetto di sette nuove linee del tram non solo è ottimo – finalmente si coprirebbe quasi tutta la città con effetti davvero rivoluzionari sotto il profilo della mobilità – ma anche obbligato se vogliamo dare compiutezza e senso, pure economico, alle linee già funzionanti.

Come ottima l’idea di approfittarne per riqualificare intere zone di Palermo rendendole a misura delle persone, dei bambini, dei ciclisti, dei turisti dotandole di parcheggi, servizi, piste ciclabili e vaste aree pedonalizzate. Certo, una cosa va precisata subito. L’amministrazione comunale, a prescindere dall’essere o meno ente appaltante e dalle doverose indagini della Procura della Repubblica sul caos dei cantieri del passante, dell’anello ferroviario e della rete fognaria, deve informare i cittadini (esausti) sulla situazione attuale e sulle reali prospettive circa i disagi ancora da sopportare.

Però, detto ciò, noi palermitani dobbiamo avere l’onestà di riconoscere alcune verità: non si può continuare con il culto dell’auto da usare sempre e comunque compreso quando non servirebbe; non si può continuare con una pessima qualità della vita sotto l’aspetto delle relazioni, degli affari, dell’inquinamento atmosferico e del deperimento del patrimonio artistico a causa del traffico paralizzante e dello smog corrosivo; non si può continuare con una città separata, divisa, frantumata, non collegata in maniera efficiente, economica e sostenibile.

Il punto, piuttosto, è un altro (a proposito delle indagini sui ritardi dei cantieri e sul rischio che passante e anello possano rimanere delle incompiute): avere una ragionevole certezza sui tempi, e noi non l’abbiamo. Per carità, non si pretende il frenetico attivismo dei giapponesi che in un mese riescono a concludere opere da noi fattibili in dieci anni, ma c’è una via di mezzo.

La via di mezzo è determinata, o dovrebbe esserlo, da una programmazione centrale e da un controllo a monte da parte della politica e delle istituzioni (la magistratura interviene a reato o danno erariale già consumato o in fase di accertamento) in atto assolutamente mancanti.

Un tragico e annoso problema che possiamo estendere ai numerosi lavori in corso nelle principali autostrade e strade della Sicilia. Lavori eterni, interrotti per inchieste giudiziarie, infiltrazioni mafiose o improvvisa carenza di fondi, dai costi in continua e inevitabile lievitazione e con l’immancabile scaricabarile per ritardi e inefficienze tra i vari enti coinvolti, pubblici e privati. Una pagina vergognosa, anzi, un intero libro in fondo al quale nessuno schieramento politico, parlamento e governo regionale ha saputo finora scrivere la parola “basta!”.

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