PALERMO – Fu la mafia a organizzare la festa della parrocchia. Anzi, i boss si imposero con il prete per dare una connotazione spirituale ad un’iniziativa che di religioso aveva ben poco. Ma con il “bollo” della chiesa del Sacro Cuore, alla Noce, divenne più facile allestire i festeggiamenti e attirare più gente in piazza.
È uno dei retroscena del blitz della sezione Criminalità organizzata della Squadra mobile di Palermo. Undici le persone arrestate (CLICCA QUI PER GUARDARE LE FOTO DEGLI ARRESTATI) su richiesta del procuratore Francesco Lo Voi, dell’aggiunto Salvatore De Luca e dei sostituti Amelia Luise, Anna Maria Picozzi e Roberto Tartaglia.
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L’inchiesta colpisce il mandamento mafioso della Noce. Nel regno che fu dei Ganci con il benestare di Totò Riina, si fanno avanti i nuovi boss. Tra tante storie di pizzo e soprusi emerge la vicenda fra sacro e profano del settembre 2015. Il clan volle fare le cose in grande: luminarie e gazebo per vendere di tutto e di più. I commercianti della zona dovettero partecipare ad una colletta molto più generosa del solito. I ras del quartiere promettevano, d’altra parte, grande partecipazione e incassi record.
Era l’indotto dei festeggiamenti, ma la mafia avrebbe controllato anche la gestione diretta delle bancarelle che vendevano ogni genere di cibo, dolci e giocattoli. Chi vi lavorava veniva pagato “a giornata”, mentre gli incassi andavano ai boss. Gli organizzatori dal palco ringraziarono i mammasantissima. Gli agenti della Mobile, guidati da Rodolfo Ruperti, erano appostati in mezzo alla gente e notarono la porta sbarrata della chiesa. Strano per una manifestazione che era stata presentata come religiosa. Il parroco, dopo essere stato convocato dagli agenti, ha ammesso le pressioni subite.
Il controllo del quartiere era totale. Il pizzo era il mezzo attraverso cui i boss esercitavano la pressione. E chi non pagava subiva le conseguenze. Ad un imprenditore che non ha voluto pagare è stata bruciata la casa.