PALERMO – “Picciotti non ne parlate con nessuno, nessuno, casa, confidenza, amici… stanno arrestando Zamparini… non è detto che si arrivi a tanto, c’è una richiesta di misura cautelare”. Il 15 marzo 2018 Giovanni D’Antoni, presidente della sezione fallimentare del Tribunale di Palermo, convoca i colleghi nella sua stanza per comunicargli la notizia.
Notizia appresa da chi? Il 29 marzo Giuseppe Sidoti, giudice delegato del collegio che dirà no al fallimento del Palermo Calcio, racconta a D’Antoni di avere incontrato Fabrizio Anfuso in palestra al Tc2. Anfuso è il giudice per le indagini preliminari che ha in mano la richiesta di arresto di Zamparini: “Lui giustamente da fallimentarista dice questo ‘io glielo sto rigettando per mancanza di esigenze cautelari… perché se tu mi contesti il pericolo di reiterazione del reato… ora che lui nel consiglio di amministrazione non c’è più, devi iscrivere Giovanni Giammarva e devi dire che Giammarva è la testa di legno di Zamparini… io pensavo che il Gip stesse aspettando la nostra decisione”.
Normale interlocuzione fra magistrati che stanno valutando la vicenda del Palermo Calcio sotto due profili diversi? Il punto contestato dall’accusa è che Anfuso ha parlato del suo provvedimento anche dopo che era stata rigettata la richiesta di fallimento. Il 18 aprile il Gip viene intercettato nella stanza di Sidoti al Palazzo di giustizia. Parlano del merito della vicenda. Si confrontano e Anfuso dice: “Mi hanno chiesto gli arresti domiciliari…”. Abbassa la voce, la microspia registra solo la frase “la misura interdittiva”.
L’ordinanza è pronta, visto che Zamparini non è più nel Cda Anfuso applicherà solo una misura interdittiva. Il 2 maggio le microspie registrano Giammarva che parla con Zamparini: “… senti, io oggi sono dalle tue parti… riusciamo a vederci”. Prendono un appuntamento per la sera. Giammarva atterra alle 18:30 a Milano Linate. Due ore dopo il suo telefono aggancia la cella telefonica di Vergiate, Varese, dove abita Zamparini.
All’indomani, il 3 maggio, con un comunicato l’Us Città di Palermo fa sapere che Zamparini si è dimesso da consigliere delegato. Il 7 maggio Anfuso rigetta la richiesta di arresto del patron friulano perché non ci sono le esigenze cautelari. Il Gip scrive che “è sopravvenuto un evento che impone di rivalutare la persistenza e l’attualità del quadro cautelare”. Insomma, le dimissioni di Zamparini del 3 maggio precedente hanno evitato che finisse ai domiciliari, ma potrebbe essere stato Anfuso, senza volerlo, a favorirlo.
Adesso sotto inchiesta sono finiti tutti i protagonisti della presunta fuga di notizie. Chi l’avrebbe rivelato (Anfuso), chi l’avrebbe girata a Giammarva (Sidoti) e il beneficiario (lo stesso Giammarva che la fece sapere a Zamparini). Sidoti e Giammarva sono stati sospesi per un anno (il pm avrebbe voluto arrestarli) mentre per Anfuso è stata proposta la richiesta di misura interdittiva sulla quale il Gip deciderà dopo l’interrogatorio fissato per oggi.