PALERMO – “… sono salito al primo piano… ha bussato… qualcuno ha aperto”: inizia così il racconto della riunione della nuova cupola. Ne parla uno che, lo scorso 29 maggio, era seduto al tavolo dei potenti di Cosa Nostra: Francesco Colletti, boss di Villabate.
Colletti è stato il primo a pentirsi, seguito pochi giorni fa da Filippo Bisconti, uomo forte a Belmonte Mezzagno. Entrambi sono stati arrestati dai carabinieri lo scorso dicembre. Ha ragione il procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi: il loro arresto ha segnato “il fallimento di un progetto” e al contempo “l’assenza di un futuro”. Senza futuro mafioso hanno preferito collaborare.
Il primo risultato è stato l’arresto di Calogero Lo Piccolo e Leandro Greco. C’erano anche loro alla riunione della cupola del maggio scorso, il primo come capo mandamento di Tommaso Natale e il secondo di Ciaculli. Ora è su altri nomi che puntano le indagini della Procura e dei carabinieri del Nucleo investigativo.
Fu Greco a invitare Colletti alla riunione “dove dovevano partecipare i capi mandamento di Palermo”. Gli fu dato appuntamento in viale Michelangelo, dove “venne un motore ed era Sirchia Giovanni”. Da lì si spostarono a Baida, in un luogo che ancora Colletti non ha saputo indicare. Era una “casa abitata, molto vecchia, mobili vecchi”. Al primo piano “c’era un tavolo imbandito con dei dolci… ho trovato Mineo seduto, Greco Michele, che era già a tavola, Di Giovanni… dopo una mezzoretta è venuto Lo Piccolo Calogero”.
Discussero di regole mafiose: “… dopo che ci siamo conosciuti abbiamo parlato di regole… se qualcuno di qualsiasi mandamento, dico anche uomo d’onore stesso, mi avesse fatto qualche discorso dovevo io rispondere che… parlane con il tuo capo e fai venire il tuo capo a parlare con me, non parlare direttamente tu con me. Le regole erano che i discorsi tra mandamenti ce li dovevamo fare solo noialtri… il Mineo Settimo ha parlato di queste situazioni; il Greco Michele prendeva spesso parola dicendo che dobbiamo fare le cose serie, dobbiamo organizzarci in modo che solo noi che ci riuniamo e ci riuniremo dobbiamo sapere le cose. Queste erano le regole principali”.
Accadde, però, un imprevisto: “Si aspettava il Bisconti Filippo che doveva essere lì nello stesso orario… siamo stati un paio d’ore ad aspettare”. Il boss di Belmonte Mezzagno non si presentò all’appuntamento. Eppure era una presenza decisiva visto che rappresentava “tutti i paesi”, i mandamenti della provincia di Palermo: “… a settembre dovevamo rivederci tutti quanti, quindi anche il Bisconti, quindi altri mandamenti, se si erano sistemati, gente di paese, se si erano sistemati, Corleone, poteva essere Partinico, San Giuseppe Jato ed altri paesi. Comunque i paesi della Sicilia, della provincia di Palermo, non della Sicilia, della provincia di Palermo, è importante”.
Successivamente Bisconti si giustificò con Colletti dicendo che temeva di essere seguito. Per evitare che arrestassero tutti aveva deciso di non andare all’appuntamento. Era una scusa come lui stesso ha ammesso, perché nel frattempo Biscionti ha deciso, pure lui, di pentirsi. Si è reso conto che si era creato un asse fra Greco, Di Giovanni, Mineo e forse pure Lo Piccolo. I palermitani volevano relegare i mafiosi della provincia a un ruolo secondario. Il progetto era di creare un commissione ristretta, “per certi versi ancora più pericolosa”, ha spiegato il procuratore aggiunto Salvatore De Luca.
E Greco, forte della parentela con il nonno, il ‘papa’ della mafia, aveva il carisma per guidarla. “… stu ragazzino si è messo in testa che doveva essere capo di questa commissione”, ha detto Colletti. Se ne discusse in un magazzino nei presi della chiesa della Magione, a Palermo.
Colletti ha spiegato che “c’erano Di Giovanni Gregorio e… Michele Greco, Pispicia (Salvatore Picpicia, di Porta Nuova, pure lui arrestato il mese scorso ndr)… Bisconti Filippo e Sciarabba (Salvatore Sciarabba, anziano boss di Belmonte Mezzagno, arrestato nello stesso blitz con Colletti, Bisconti, Mineo e Di Giovanni ndr). “Si sono un pochino incavolati… il Greco con il Bisconti, ma il Bisconti ha fatto valere le ragioni dicendo che tutti, tutti quanti abbiamo il diritto e il dovere di presenziare in questa riunione, in queste riunioni se si è capo mandamento. Di Giovanni Gregorio era d’accordo col Bisconti su questo punto che stiamo parlando, solo su questo punto… e quindi si è chiusa la discussione nel senso che tutti i capi mandamento..”.
Fu stabilito che dovevano rivedersi a settembre, ma la riunione “… si è rinviata… a me mi è stato detto dal Bisconti secondo me perché si aspettava che delle persone si stavano sistemando… avevo sentito però, questa è una cosa che avevo sentito io, che proprio si stavano sistemando con… dei Sansone si stavano sistemando pure.. credo che questi dovrebbero essere Uditore”. La riorganizzazione di Cosa nostra era partita a Palermo e in provincia. Il lavoro di magistrati, carabinieri e poliziotti non è finito. D’ora in poi, ha concluso Lo Voi, si lavora alle indicazioni di Colletti e Bisconti che conoscono cosa succede “dentro e fuori Cosa Nostra”.