Cento ispettori, 240 mila domande | Sul "reddito" l'ombra dei furbetti - Live Sicilia

Cento ispettori, 240 mila domande | Sul “reddito” l’ombra dei furbetti

Nella provincia di Palermo sono solo 3 i regionali che hanno il compito di vigilare. A loro si aggiungono i carabinieri. Ma potrebbero non bastare.

PALERMO – Almeno in 240mila, solo in Sicilia, sono pronti a mettersi in fila, tra Caf e posta, per richiedere il reddito di cittadinanza. A controllare che tutto vada per il verso giusto, però, nell’Isola sono meno di 100 ispettori del lavoro. E così, la misura contro la povertà rischia di tradursi, da queste parti, in un assist ai “furbetti”.

Il tema del lavoro è di competenza della Regione siciliana. Spetta quindi alla Regione stessa organizzare e gestire le modalità di verifica e vigilanza nei confronti del lavoro nero. Quanti e dove sono dislocati, allora, gli ispettori dell’Isola? Stando a dati provenienti dagli uffici regionali, gli ispettori impiegati “per attività ispettiva sul territorio”, escludendo una ventina di dipendenti con mansioni d’ufficio, sono in totale 96: di questi, 26 nella provincia di Catania, 16 nel Messinese, 15 nel Nisseno, 14 nella provincia di Siracusa, 9 nella provincia di Agrigento, 7 nella provincia di Enna, 4 nel Trapanese, 3 nel Palermitano e 2 nel Ragusano.

Significativo è il caso della provincia di Palermo: a ottobre scorso, il direttore del Centro per l’impiego del capoluogo, Felice Crescente, aveva spiegato a Live Sicilia che “se, come sembra, il reddito andrà a creare una platea del 10% della popolazione attiva, cioè in Italia 9 o 10 milioni di lavoratori, a Palermo ci aspettiamo una platea che va da 40 a 60mila potenziali destinatari”. L’iter per il reddito di cittadinanza prevede la presentazione di autocertificazioni, per cui sarebbe impensabile, oltre che inutile, mettere al lavoro un ispettore su ognuna delle istanze; salta all’occhio, però, l’evidente divario tra il numero stimato da Crescente e quello degli ispettori del lavoro che dovranno, tra le altre cose, intervenire sugli illeciti del reddito di cittadinanza segnalati dal Centro per l’impiego: solo 3 per tutta la provincia.

Oltre a essere materia degli ispettori, in Sicilia la vigilanza per contrastare i potenziali “furbetti” è in mano anche al Gruppo carabinieri per la tutela del lavoro. Il gruppo ha poteri ispettivi e di vigilanza, e svolge i compiti di controllo e verifica del Ministero del Lavoro. Del comparto fanno parte anche i Nil, Nuclei Ispettorato del lavoro, ognuno dei quali dipende dal rispettivo capo dell’Ispettorato provinciale del lavoro. A far chiarezza sulle diverse competenze di Centri per l’impiego, ispettori del lavoro e carabinieri, è il comandante del gruppo, il tenente colonnello Pierluigi Buonomo: “L’attività degli ispettori della Regione subentra nel momento in cui si fanno controlli più specifici – spiega – così come quella dei carabinieri. Come tutte le autocertificazioni, anche quelle necessarie a ottenere il reddito di cittadinanza faranno fede fino a querela di falso. La verifica perciò non è parte dell’attività ispettiva immediata, ma successiva – chiarisce Buonomo – laddove il Centro per l’impiego riscontri delle anomalie. Nel caso del reddito di cittadinanza, prima i Centri per l’impiego dovranno ricevere le varie dichiarazioni, poi faranno le loro verifiche, dopodiché passeranno le pratiche agli ispettori o ai carabinieri”.

Tra gli ispettori del lavoro e i carabinieri del Gruppo per la tutela del lavoro ci sono differenze formali’ e sostanziali’. Quanto a competenze e ruoli, i primi sono dipendenti regionali, formati ad hoc per operare limitatamente alle competenze della Regione Siciliana; i secondi invece “conservano anche il ben più ampio raggio investigativo di cui dispone l’Arma”, evidenzia Buonomo. In termini numerici, la differenza più rilevante sta nella quantità degli interventi sul territorio: “Il gruppo è quasi a pieno organico, con 72 unità a fronte del numero massimo di 84 – dice il colonnello – e di tutti i controlli fatti nella regione, il 90% lo svolgiamo noi mentre il 10% gli ispettori del lavoro”. Ma adesso, con l’arrivo del reddito di cittadinanza, questa “forza lavoro” potrebbe non bastare.


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