Il Sud si è fatto sentire oggi in sede di Conferenza Stato-Regioni sul tema del regionalismo differenziato. Tema assai caro alla Lega, che spinge per dare il via libera agli accordi che assegnerebbero a Lombardia e Veneto una ampia sfera di autonomia, una sorta di “secessione mascherata” secondo i critici, su cui il Parlamento nazionale potrebbe solo prendere o lasciare. Una tesi quest’ultima contestata oggi dalle Regioni del Mezzogiorno, Sicilia inclusa. Nel giorno in cui la Regione ha avuto anche due importanti momenti di confronto con il governo nazionale: con il premier Giuseppe Conte sul tema del dissesto idrogeologico e con il ministero dell’Economia sul complesso doppio dossier che riguarda la situazione economia delle Province e la possibilità di spalmare in trent’anni l’intera somma necessaria a rientrare dal disavanzo. Incontri dai quali l’assessore all’Economia Gaetano Armao torna rincuorato, sottolineando una “piena sintonia con il governo nazionale sui temi”. Soprattutto sulle ex Province alla canna del gas qualcosa sembra muoversi e alla Regione c’è ottimismo sulla possibilità di permettere presto agli enti di area vasta di approvare bilanci e consuntivi.
Autonomia, la frenata del Sud
Ieri Matteo Salvini, dopo l’incontro con i governatori veneto e lombardo, aveva accelerato sul regionalismo differenziato, chiedendo a Conte e Luigi Di Maio di procedere spediti, secondo el ricostruzioni dei quotidiani. Ma oggi in Conferenza Stato-Regioni si è alzata forte e univoca la voce dei governatori del Centro-Sud che si sono espressi criticamente sulla “secessione dei ricchi”. In particolare, oltre al merito della riforma, che rischia di amplificare il divario tra Nord e Sud, ci sono stati interventi critici sul modus operandi. E in particolare sul percorso secondo il quale gli accordi con le tre regioni (oltre a Lombardia e Veneto c’è anche l’Emilia Romagna) dovrebbero essere ratificati dal Parlamento senza la possibilità di emendarli. Sul punto Armao ha fatto notare che questo sarebbe un paradosso anche perché gli statuti delle regioni a statuto speciale sono modificabili dalle Camere con leggi costituzionali, mentre lo schema previsto per il regionalismo differenziato delle tre regioni del Nord, che hanno statuto ordinario, avrebbe una “blindatura” più rigida.
Province, si cerca la soluzione
Una parziale schiarita arriva dal tavolo sulle ex Province. Città metropolitane e Liberi consorzi in Sicilia sono in condizioni finanziarie disperate, Siracusa è già al default, a Messina poco manca, i bilanci non si riescono ad approvare e i servizi ai cittadini sono massacrati. E allora, nell’attesa di archiviare il prelievo forzoso come contributo alla finanza pubblica, che in questi anni ha messo in ginocchio le ex Province anche alla luce dei tagli ai trasferimenti, si lavora a misure tampone che possano avere effetti immediati. La ricetta sul tavolo è quella invocata dal governatore Nello Musumeci e dall’Anci siciliana, una modifica ordinamentale che potrebbe permettere per lo meno di chiudere i bilanci e i rendiconti. Su questo Armao avrebbe registrato aperture da Roma. E anche Conte oggi a margine dell’incontro con i presidenti di Regione sul dissesto idrogeologico ha ribadito l’intendimento che sulle Province lo Stato faccia la sua parte. A dare fiato ai conti ci sono anche i 112 milioni che la Regione ha già stanziato per gli enti d’area vasta, un afflusso di risorse che scongiurerebbe nell’immediato il default.