La qualità della vita di ciascuno di noi risulta dalla combinazione di fattori esterni, oggettivi, indipendenti dalla nostra volontà con fattori interiori, soggettivi, di cui siamo responsabili. Secondo il celebre Alfred Adler, fondatore della “psicologia individuale” (in alternativa alla “psicoanalisi” del suo amico Freud), ciascuno di noi può decidere in che misura lasciarsi influenzare dalle circostanze e dagli avvenimenti.
Queste considerazioni generali possono orientarci in diversi casi particolari, per esempio nella “cosiddetta nevrosi della domenica, caratterizzata da note di tristezza che si presentano di frequente durante il week-end, quando appunto il soggetto non si trova più sottoposto alla tensione propria dell’attività settimanale; giunge il momento del sollievo, del riposo, ma con esso la percezione della propria solitudine e del vuoto interiore, della propria incompletezza psichica e della mancanza di un compito: valori che vanno al di là dell’attività quotidiana che ci assicura il pane, ma che maggiormente rendono la vita degna di essere vissuta” (così Victor Frankl, fondatore della “logoterapia”, nel suo Come ridare senso alla vita).
Cosa può significare, nel concreto, questa indicazione di massima? Che dovremmo imparare a programmare i nostri fine-settimana, le nostre vacanze pasquali o estive o natalizie, con la stessa cura con cui programmiamo i nostri lunghi periodi lavorativi. Certo, non si tratta di adottare regimi da caserma: concedersi qualche ora di sonno in più, almeno una volta a settimana, non può che farci benissimo. Ma, una volta svegli e alzati, perché girovagare per casa in pigiama senza desideri né progetti? Almeno la domenica dovrebbe essere la giornata dedicata alla nostra crescita spirituale.
Ovviamente mi riferisco alla spiritualità come dimensione universale, laica, dell’esistenza: per uno sarà declinata come contatto con la natura (mediante una bella escursione a mare o in montagna), per un altro come fruizione della bellezza artistica (grazie ai musei talora persino aperti gratuitamente), per un altro ancora come esercizio della solidarietà umana (da attuare visitando un ospizio per anziani o un reparto ospedaliero pediatrico).
Ma le esemplificazioni sarebbero innumerevoli: ormai, grazie a internet, è facilissimo trovare le indicazioni per un corso di yoga o per una fiera del libro o per una mostra di piante…Chi si riconosce in una confessione religiosa potrebbe mettersi alla ricerca di una comunità (parrocchia cattolica, chiesa protestante, sinagoga ebraica o moschea islamica…) in cui si coltiva, con iniziative specifiche, la convivialità fraterna.
E qualcosa del genere viene offerta anche a chi non si riconosce in nessuna confessione determinata: per esempio negli incontri della cosiddetta “Domenica di chi non ha chiesa” (presso la “Casa dell’equità e della bellezza” di Palermo), in cui si sperimentano modalità e contenuti inediti di una spiritualità ecumenica (FB: Casa dell’equità e della bellezza) aperta a credenti di ogni orientamento, ma anche a atei e agnostici. L’essenziale, comunque, è non farsi cogliere dalle festività impreparati: sarebbe un vero “peccato” trasformare in noia e avvilimento un’occasione di ricarica di tutte le nostre batterie.