PALERMO – “Perché in Sicilia si dice bye-bye allo spazzacorrotti e non alla corruzione? Sono un garantista e non mi sono mai piaciuti i professionisti delle manette, ma possibile che in Sicilia, nel silenzio generale, non si applicherà in queste elezioni amministrative la legge 3 del 2019? In Sicilia si “chiacchiera” di nuova questione morale, ci si divide su un dibattito da fare o meno in assemblea e nessuno si occupa di far applicare la legge pensata per arginare la corruzione. Non voler applicare le norme della spazzacorrotti alle elezioni amministrative del prossimo 28 aprile va contro, soprattutto nella nostra regione, al buonsenso e all’esigenza che i cittadini avvertono sempre di più di avere una politica trasparente e che rafforzi gli anticorpi contro la corruzione, la mafia e l’illegalità”. Così il segretario del Pd Sicilia, Davide Faraone.
Una norma del decreto entrato in vigore nel gennaio scorso prevede la pubblicazione dei curriculum e dei certificati penali dei candidati alle amministrative sul web. Ma questa norma di trasparenza non si applicherà nelle amministrative siciliane del 28 aprile perché il dipartimento Autonomie locali ha scritto in una nota che per farlo sarebbe stata necessaria una norma regionale che recepisse la novità. Norma che l’Ars non ha votato.
Il Pd così sceglie la via dell’autoregolamentazione: “Ancor più grave è il silenzio che ha accompagnato questa scelta, soprattutto da parte di chi l’ha approvata a Roma – continua Faraone -. Ma dove sono finiti i cinque stelle, dov’è finita la Lega. Perché non hanno fatto le barricate affinché anche qui i partiti avessero l’obbligo di pubblicare curriculum vitae e certificati penali dei candidati alla amministrative? Questa vicenda conferma ancora una volta che a prevalere sono le parole e non i fatti, gli spot e non le azioni concrete per debellare corruzione e mafia. È più semplice e più proficuo in termini di propaganda elencare in ogni competizione elettorale gli impresentabili invece di far rispettare le norme dello Stato. Noi però vogliamo sfidare i parolai e i manettari 2.0. E oltre a denunciare questo ennesimo scandalo siciliano, da domani chiederemo ai candidati delle nostre liste di inviarci curriculum e certificati penali che pubblicheremo sul web. Dimostreremo che su questi temi noi facciamo sul serio, altri chiacchierano”.
I 5 Stelle renderanno noti i dati dei loro candidati. “Sedici dei settanta deputati regionali dell’Assemblea Regionale Siciliana risultano al momento indagati, così come quattro assessori regionali su undici. Ed è un paradosso che proprio in Sicilia il Governo Musumeci non abbia ancora recepito la norma nazionale dello “Spazzacorrotti” voluta dal Movimento 5 Stelle che prevede la pubblicazione online dei curriculum e dei certificati penali. Quello che il Movimento richiede da anni ai propri candidati è stato infatti inserito in una legge per rendere più facile l’individuazione di incandidabili. Evidentemente la vecchia politica è dura ad abituarsi al cambiamento, ma è solo questione di tempo. Vogliamo però lanciare un invito a tutti i gruppi politici e candidati dei comuni siciliani: seguite l’esempio del Movimento 5 Stelle e presentate autonomamente e spontaneamente curriculum e certificato penale come facciamo noi da anni. Ai cittadini, invece, suggeriamo di informarsi attentamente e pretendere trasparenza dai candidati prima di esprimere il loro prezioso voto”. Lo affermano i parlamentari nazionali di Palermo del Movimento 5 Stelle, Roberta Alaimo, Steni Di Piazza, Valentina D’Orso, Aldo Penna, Giorgio Trizzino e Adriano Varrica.