PALERMO – Sono ore decisive per salvare le ex Province siciliane della bancarotta. Oggi il tavolo romano tra governo nazionale e regionale al ministero dell’Economia sbloccherà il primo dei due provvedimenti urgenti per liberi consorzi e città metropolitane. Si tratta della norma di tipo ordinamentale richiesta dall’Anci che permetterà tra l’altro di fare bilanci annuali e non triennali. Su questo ormai c’è l’intesa e sul provvedimento, a quanto si apprende da Roma, si chiuderà in giornata. Si dovrà attendere martedì invece per la più delicata parte finanziaria. L’Anci chiede 300 milioni per le ex Province (una, Siracusa, ha già dichiarato default, le altre ci sono vicine). A quanto si apprende si valuta sempre la possibilità di attingere temporaneamente a fondi Fsc (Fondo sviluppo e coesione) per tamponare l’emergenza. Una soluzione che ha fatto storcere il naso a qualcuno ma che negli intenti della Regione dovrebbe essere solo provvisoria, in attesa di definire il tema dei temi che è il ristoro dal prelievo forzoso imposto agli enti, un aspetto che sarà inserito nel nuovo assetto pattizio dei rapporti finanziari tra Stato e Regione, su cui si dovrebbe chiudere entro settembre.
Intanto, gli amministratori sono sempre sul piede di guerra. Cateno De Luca il 1° maggio ha consegnato la fascia azzurra di sindaco metropolitano al prefetto di Messina, al culmine di una manifestazione che ha visto la partecipazione di 73 Comuni della provincia. De Luca chiede il rinvio delle elezioni dei consigli delle Città metropolitane e Liberi Consorzi già fissate per il 30 giugno. Il 17 maggio è prevista una manifestazione dei sindaci a Palermo.
Ieri il presidente della Regione Nello Musumeci è tornato a incalzare il governo nazionale sul punto, appellandosi a Conte e Salvini “affinché non si lascino morire enti locali che ad oggi gestiscono servizi fondamentali per le comunità”.