Onorevole Giuseppe Milazzo, eurodeputato di Forza Italia, tira una bella arietta nel centrodestra siciliano…
“Diciamo che sono saltati i nervi ed è una cosa che non deve accadere. Perché quando accade si commettono errori, anche di comunicazione”.
È successo questo tra i presidenti Musumeci e Micciché?
“Io non ho mai messo in discussione né l’appoggio né la stima a Musumeci, e mi permetto di dirlo a nome di Forza Italia. Noi crediamo in Musumeci e sappiamo che sta pagando un prezzo perché non sta indebitando di un solo euro la Regione per fare atti che ottengano consenso”.
Sì, però fra il presidente della Regione e il suo amico presidente dell’Ars sembra si sia ormai ai ferri cortissimi.
“In un’intervista a Livesicilia ho detto che Musumeci ha fatto bene ad andare in piazza col centrodestra. Detto questo, però mi rifaccio alle parole del Presidente della Repubblica a Trump: amicizia e alleanza significa anche un rapporto sincero e franco. Io ritengo che in aula Musumeci sia stato eccessivamente severo nei confronti di Miccichè. Che è colui il quale ha garantito alla ‘non maggioranza’ di reggere in Aula, anche con nuove interpretazioni regolamentari”.
Quindi lei trova ingiuste le accuse rivolte al presidente dell’Assemblea di avere agevolato le opposizioni.
“Anche ammesso che avesse dato molto spazio alle minoranze io lo ritengo un gesto di intelligenza. Vorrei ricordare a me stesso che i due ruoli di maggioranza e opposizione si giocano in questo modo. L’opposizione ha il diritto di urlare e protestare, la maggioranza di portare i risultati a casa. Io non penso che Micciché non l’abbia studiato a tavolino. E poi non ho visto gridare paroloni nei confronti di Musumeci”.
E ora che succede nella coalizione?
“Adesso Musumeci dal suo punto di vista saprà ricucire uno strappo che si è consumato in Aula e che quanto prima deve rientrare. Lui che è il testimone degli interessi onesti dei siciliani. E penso che Micciché saprà come sempre rilanciare l’Assemblea. Vorrei ricordare che i due attori hanno consegnato l’ultima vittoria del centrodestra in Italia prima dell’avvento di Salvini”.
Intanto continuerete a chiedere il rimpasto?
“Per Forza Italia non è una questione personale. Io da oggi battezzo questo governo come un governo a due velocità. C’è un presidente della Regione che lavora con grande competenza ma, ahimè, qualche assessore… Bisogna fare autocritica, non basta dire che tutto va bene perché tutto vada bene. Noi riteniamo nell’interesse dei siciliani che alcuni segmenti vadano fortificati e rilanciati. Ci sono delle battute d’arresto. La politica va interpretata con la concretezza. Non può esser un tabù pensare che ci vuole un rilancio dell’azione di governo. Lo deciderà il presidente della Regione, giusto, ma gli alleati devono avere la libertà di dire secondo noi qualcosa va cambiata?”.
È sempre Armao il punto del contendere?
“Noi siamo contenti quando Musumeci dice che Armao gode della sua fiducia perché gliel’ha indicato Berlusconi. E siamo pure convinti però che visto che lui afferma questo rispetto e amicizia con Berlusconi, se mai Berlusconi lo chiamerà per cambiare lo farà velocemente”.
Perché pensa che Berlusconi lo farà? Fin qui non è stato così.
“Berlusconi mi ha chiesto due volte di relazionare sulla situazione in Sicilia. Prima di lasciare l’Ars, rivolgendomi ad Armao sia nelle commissioni sia in Aula, misi in guardia il governo sul problema delle Province. Armao in quell’occasione ha ritenuto di non dare corso, non prestare attenzione. E questa norma è stata impugnata. Non sono critiche a livello personale, ma un accento che dobbiamo porre sull’azione di governo. Abbiamo bisogno di dare una mano a Musumeci”.
Nell’ufficio politico di Forza Italia intanto avete deciso che alle amministrative si punta sul vecchio centrodestra. Niente più operazioni centriste come a Gela?
“A Gela è stato un unico caso sporadico. Lì c’è stata una spaccatura interna a Forza Italia. In tutti gli altri posti siamo stati coerentemente col centrodestra. E nell’ufficio politico abbiamo ribadito questo. Noi ci sforziamo per salvaguardare l’unità del centrodestra. E in quella riunione è emerso chiaramente il volere, di Micciché e di tutti noi, di rilanciare l’azione di governo”.
Lei siede al Parlamento europeo. Lì siete distanti dalla Lega.
“No, per chi condivide lavori, le cose attecchiscono. I colleghi della Lega ci stanno dando una mano sul gambero rosso di Mazara e sul tonno. I gruppi di Forza Italia, FdI e Lega hanno votato insieme contro la risoluzione che dava pieni poteri alle Ong sui porti sicuri, facendo scoppiare l’anarchia. Noi condividiamo dei valori, il nostro non è un accordo per le poltrone come quello di Pd e 5 stelle”.
Insomma, lei quanto è ottimista sul fatto che il centrodestra in Sicilia possa ripartire?
“Né Micciché né Musumeci hanno messo in discussione il programma del centrodestra. Forse Musumeci dovrebbe ascoltare meno qualche cattivo consigliere che vuole consumare vendette, ma noi come gruppo parlamentare e come partito non dimentichiamo mai gli impegni che abbiamo assunto. Siamo un partito leale al presidente della Regione e siamo stati gli unici a chiedergli di ripresentarsi”.
Nel frattempo, però, Gianfranco Miccicihè ha parlato, a sorpresa, di fondare un nuovo partito sudista. Che ne pensa?
“Deve alzare il tiro per ottenere maggiore spazio nel partito per il Sud. Ma non per le persone, per il Sud. Lui vuole creare all’interno di Forza Italia qualcosa che non chiamiamo partito, chiamiamolo sindacalisti del Sud. Il partito prende solo i voti al Sud e ed è in mano al Nord, questo è un dato oggettivo, nessuno lo può smentire”.
Quindi è solo una provocazione secondo lei?
“Lui chiede che il Sud stia nell’agenda. E che non litighiamo con l’Eurooa che ci serve. Quello di Micciché è un volere avvisare che Forza Italia deve avere grande attenzione per la questione meridionale. Il meridione, dice lui, viene prima dell’alleanza con la Lega. Ma l’alleanza c’è. se no me lo avrebbe detto, mi avrebbe chiamato”.
L’alleanza quindi resta.
“Ma Forza Italia senza il centrodestra dove deve andare a sbattere? Ma sia chiaro, Forza Italia a sua volta è indispensabile per il centrodestra. Fuori, però, sarebbe ininfluente. E senza di noi non ci sarebbe più il centrodestra, ci sarebbe solo la destra. Se Micciché alza la dialettica nel partito perché ci sia un peso maggiore del meridione, allora io sostengo Micciché e sono convinto che lui ci terrà comunque dentro Forza Italia e accanto a Berlusconi”.