PALERMO – Cade l’aggravante dei futili motivi e arriva uno sconto di pena di quattro mesi per gli imputati.
La Corte di appello presieduta da Antonino Napoli ha inflitto una condanna a nove anni e otto mesi ciascuno di carcere a Silvestro Sardina, 22 anni, al padre Francesco Paolo, di 43 anni, e al cugino Juzef, di 23.
Erano tutti imputati per un tentato omicidio di via Brigata Aosta avvenuto nel 2017. Ha retto l’aggravante della premeditazione nella ricostruzione di una carneficina mancata. Furono le microspie piazzate dai poliziotti della Squadra mobile di Palermo grazie anche alle intercettazioni. Ce n’era una dal contenuto inequivocabile: “Lui e suo cugino… gli hanno puntato la pistola in testa alla bambina… volevano sparare alla bambina in testa, hanno sparato alla televisione gli hanno distrutto una casa…perché è buono che Gaetano è stato fango… che queste cose nell’amicizia non si fanno perché hanno ragione… ma noi l’abbiamo discusso sempre… ha un anno che lo sappiamo cioè le cose le hanno fatto in due… sono stati tutti e due senza dignità”.
Una “vendetta d’onore” che ha avuto per sfortunati protagonisti anche dei minorenni: “Ho visto che faceva cosi con la pistola in mano… pum, pum, pum, pum”, aveva raccontato un bambino.
Fu una telefonata partita da una cabina telefonica ad avvertire la polizia: “Correte in via Montalbo c’è una sciarra e sono con le pistole in mano… la persona armata è Sardina Silvio che stava litigando con la moglie a causa di un presunto tradimento… era al civico 56 dove c’è il palazzo di ferro occupato… c’è un macello correte subito perché ci saranno più omicidi”.
Sarebbe stato Silvestro Sardina, accecato dalla collera, ad impugnare una pistola semi automatica calibro 9 Luger e a precipitarsi nel palazzone nella zona di via dei cantieri. Poi si scoprirà che è stato utilizzato anche un revolver calibro 38. Esplose alcuni colpi di pistola contro l’abitazione di Francesco Fragale, 29 anni che, così raccontò, “stavo mangiando in cucina con mia moglie e i miei figli”. Si rifugiano in camera da letto. Fragale chiamò la madre: “Aiuto mi stanno sparando”. Sardina salì su per le scale. Raggiunse il secondo piano dove abitava Teresa Caviglia, la mamma di Fragale. Tentò di fare irruzione in casa. La donna oppose resistenza e si beccò una pallottola, fortunatamente di striscio al braccio.
Al quarto piano abitava Gaetano La Vecchia, 24 anni, cognato di Fragale e principale obiettivo della caccia all’uomo. Partì un altri colpo che lo raggiunse nella zona dello scroto.
Bastò imbottire di microspie la stanza dove era stato ricoverato La Vecchia per capire cosa fosse accaduto. La moglie di quest’ultimo raccontava al padre: “Papà, era un mostro. I primi colpi che ha sparato, non si è fermato più. Era un mostro in faccia. Io ho detto ha ucciso anche me, ha ucciso anche me”. La madre della donna, Teresa Caviglia, aggiungeva: “ Vedi che c’è stato stu massacro per le corna… perché poi può prendere la merda e se la può stricare in faccia. Silvio non lo può fare più. Altrimenti se la deve prendere e se ne deve andare di qua per sempre”.
Ora la condanna con uno sconto di pena per gli imputati difesi dagli avvocati Riccardo Bellotta, Tommaso De Lisi e Debora Speciale.