Il Senato ha respinto la mozione di sfiducia del centrodestra al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede: 131 si, 160 no, 1 astenuto, l’esito della votazione. Determinante per salvare la poltrona del ministro siciliano il voto di Italia viva, che non ha sostenuto la sfiducia. “Se oggi votassimo con il metodo che lei ha usato nei confronti dei membri di altri governi, lei dovrebbe andare a casa: Alfano, Guidi, Boschi, Lotti, De Vincenti. Ma noi non siamo come voi”, ha detto in Aula Renzi. “Non ho dubbi, sul fatto che lei tutto è tranne una persona avvicinabile dalla mafia”, ha premesso il leader di Italia viva: “Essere additati e subire sui giornali l’onta di massacro mediatico fa male. La notte la passi a pensare che sia colpa tua se le persone a te vicine stanno male”. Ma niente vendette, spiega l’ìex premier: “Non si fa politica pensando alla legge del taglione: certe sue espressioni sul giustizialismo ci hanno fatto male. Disse “se c’è un sospetto anche chi è pulito si dimetta”. No, bisogna rifiutare la cultura del sospetto, definita da Falcone l’anticamera del komeinismo”. E così Bonafede si salva. E anche il governo, visto che Pd e 5 Stelle e premier avevano legato il destino del ministro siciliano a quello dell’esecutivo. Due erano le mozioni contro il ministro, quella di centrodestra e quella “liberaldemocratica”, proposta e illustrata da Emma Bonino, che ha definito Bonafede il “ministro del sospetto”: anche la seconda è stata respinta dal Senato con 158 no, 124 sì,19 astenuti.
Respinte le mozioni del centrodestra e quella proposta da Emma Bonino
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